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Lo scrigno di aneddoti e ricordi tra Hoefer e Camilleri in un libro presentato ad Augusta

AUGUSTA – Riaffiorano memorie, fotografie ed esperienze del passato e ad essere raccontata è un’amicizia senza tempo, un sodalizio unico, pieno di umanità e passioni comuni, quello tra Federico Hoefer e Andrea Camilleri. Ospite ad Augusta, nella sede dell’associazione filantropica “Umberto I”, uno dei tre autori di un’interessante raccolta di aneddoti sulla trascorsa giovinezza tra Fefè e Andreuccio.

Un testo monografico, edito da Dario Flaccovio lo scorso 3 giugno e realizzato a quattro mani proprio da Andrea Cassisi, invitato ieri sera in città per presentare il libro Hoefer racconta Camilleri. Gli anni a Porto Empedocle, e Lorena Scimè, il tutto reso possibile grazie alla collaborazione straordinaria di Hoefer, giornalista e poeta gelese. L’incontro, strutturato come un’intervista e organizzato da Valentina Ragaglia, Ramona Vicchitto e Milena Fanciulli, quest’ultima nel ruolo di lettrice di passi cruciali interni al testo, è stato aperto dal presidente dell’associazione Mimmo Di Franco, lieto di promuovere, ancora una volta, iniziative culturali che ampliano gli orizzonti anche verso realtà esterne alla città.

A partire dalle ore 18 del venerdì appena trascorso sono seguite domande e curiosità su questo rapporto nostalgico, ma duraturo nel tempo, tra i due autori contemporanei, poste a Cassisi, dottore in filologia moderna e collaboratore giornalistico di diverse testate regionali, che ne ha mostrato genesi e contenuto, soffermandosi sul grande affetto che lega i due protagonisti e sull’amore condiviso da entrambi per la loro isola.

L’autore Cassisi racconta: “Ecco chi sono Fefè e Andreuccio: Federico e Andrea. Hoefer e Camilleri amavano chiamarsi con questi nomignoli; sono due grandi amici che la vita e le scelte lavorative hanno separato fisicamente ma non dalle corrispondenze che continuano ancora, anche dopo quasi 51 anni di lontananza l’uno dall’altro, con una telefonata al mese, una lettera o qualche poesia. Ecco chi erano: due giovani innamorati della Sicilia, del mare, dei sapori e odori della terra, della cultura, politica, letteratura, due uomini che amano parlarsi privatamente quando prima si confrontavano nei salotti”.

L’idea dell’opera nasce da un incontro avuto da Cassisi e la giornalista catanese Lorena Scimè con il poeta, carissimo amico dell’autore di Montalbano. Il loro intento era quello di scrivere ciascuno un articolo per le rispettive testate con cui collaborano, poi la mole di ricordi di Hoefer meritava più spazio. Più spazio per contenuti ritenuti subito meritevoli di pubblicazione, esposti dall’autore con le seguenti parole: “Non si tratta di un mero racconto di fatti su un’amicizia né su come era la Sicilia di allora, ma vi è all’interno un forte confronto tra rimembranze e attualità. C’è un senso di nostalgia che in realtà accompagna Federico Hoefer nei suoi racconti. Lui ci ha detto che da quando non si incontra più con Camilleri tante cose oggi sono cambiate, persino i luoghi che frequentavano come il Caffè Castiglione e via Roma di Porto Empedocle. La melanconia permea ogni pagina di questo libro fatto di quegli scorci di vita, episodi unici che né Camilleri, lieto di riceverlo in dono, né Hoefer hanno voluto cancellare. Entrambi hanno gelosamente custodito ciò che chiamano “fatti nostri”, i loro momenti che ci sono stati affidati e trovano spazio inedito proprio in questo volume”.

Una valanga di ricordi che attesta delle tante passioni comuni a Fefè e Andreuccio, tra queste il teatro. C’è un riferimento importante alla prima opera Così ce ne andiamo di Italo Calvino, da loro messa in scena con la compagnia “Maschere nude”, fondata a Porto Empedocle e in cui recitò per la prima volta una donna, tutto su loro iniziativa. Si fa forte l’analogia tra la valigia di ricordi scelta dal protagonista che non riesce a liberarsene per valicare l’aldilà e il cuore di Hoefer che ancora una volta sceglie Andrea Camilleri come primo lettore del loro racconto vero. Il libro, ricco di aneddoti singolari, figure femminili importanti e fatti riscontrabili in molti romanzi e varie serie televisive a firma di Camilleri, vuole promuovere il valore umile della sicilianità di fronte al successo artistico e il valore umano, quasi fraterno, tra due uomini, padri dei loro primogeniti omonimi Federico e Andreina, mantenendo alle loro vecchie promesse, prima ancora che tra due scrittori di diversa fama che né il successo né la vita sono stati in grado di separare.

Lo stesso Cassisi ha inteso concludere così la presentazione: “Questo libro dà l’idea di rievocare un passato con l’aiuto della parola, della dolcezza e della gentilezza e l’unico mezzo che ci fa da ruffiano, dice Hoefer, è il telefono. Da qui un’amicizia gelosa, raccontata al passato remoto per circoscriverla in un determinato limite di tempo, gli anni ’50 a Porto Empedocle. Uno scrigno di ricordi che Hoefer ha aperto solo per farcelo vedere per poi richiuderlo e ricustodirlo tra loro e per sé”.

Alessandra Peluso


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