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Sfrattato l’ultimo guardiano, il Faro Santa Croce ai privati o al Comune?

AUGUSTA – Antonio Coria, che si definiva l’ultimo guardiano del Faro, è stato sfrattato. Dall’1 giugno non può più risiedere nell’abituro, un tempo stalla per i muli, nell’area recintata dove sorge il Faro Santa Croce, l’area balneare maggiormente frequentata dagli augustani.

Antonio Coria fu assunto come guardiano del Faro dall’Irim, l’Istituto di ricerca marina del Mediterraneo, che aveva ottenuto la gestione del faro, con tutti i suoi locali, per motivi di studio della fauna marina, attraverso il Centro di Sviluppo dell’area mediterranea (Cesvam), che aveva avuto la concessione per 15 anni, dal 1987 al 2002. L’Irim cessò l’attività, ma Coria rimase al suo posto, svolgendo la funzione di pubblico servizio, seppure senza essere pagato. Per sostentarsi ha raccolto verdura qua e là e vivendo grazie a gesti di generosità di qualche parente. Per diversi anni ha fatto sentire la sua protesta attraverso i mass media e anche attraverso numerosi cartelli affissi all’esterno della recinzione del Faro. Coria gridava la sua protesta per essere rimasto solo, senza soldi, ma continuando a svolgere la funzione di guardiano, di controllo e di tutore del bene demaniale, tanto d’aver sporto denuncia al locale commissariato di Polizia per supposti traffici di cui sarebbe stato testimone.

L’ordine di sfratto gli era stato comunicato diversi mesi fa dall’Agenzia del Demanio giacché il Faro Santa Croce può essere dato in concessione a privati, come già il faro di Brucoli (vedi articolo), facendo parte di un gruppo di immobili destinati per attrarre investimenti a capitale privato nell’ambito del progetto di interesse nazionale “Valore Paese – Fari”. Coria aveva sperato in un miracolo, miracolo che non è avvenuto. Trovandosi da un giorno all’altro a essere costretto a rimanere senza un tetto, non si è fatto trovare al momento dell’esecutività dello sfratto, anche perché, essendo nullatenente e cardiopatico, è stato portato in ospedale tramite ambulanza.

L’Agenzia del Demanio ha ritenuto Coria come un occupante abusivo dei locali, ma l’ex vicesindaco pentastellato Giuseppe Schermi, oggi consigliere comunale in opposizione all’Amministrazione di cui faceva parte, sostiene le difese di Coria, ricordando che , ai sensi dell’articolo 358 del codice penale, “sono incaricati di un pubblico servizio coloro i quali, a qualunque titolo, prestano un pubblico servizio”, come ha sottolineato in una lettera inviata al sindaco e al direttore del Demanio lunedì 5 giugno, con cui esorta Sindaco e Giunta ad attivare una procedura perché l’Agenzia del Demanio conceda al Comune e non a privati l’area a verde e i fabbricati nell’area del Faro, non solo perché, osserva Schermi, “il complesso del faro di capo Santa Croce è un bene storico artistico che identifica tutti gli Augustani, essendo un simbolo di Augusta al pari del Castello Svevo”, ma anche e soprattutto perché, com’è noto, l’area del Faro Santa Croce, interessata da un intenso traffico veicolare nella stagione estiva, è “area priva di adeguato parcheggio“. Schermi propone pertanto “all’Amministrazione comunale di fare immediata richiesta di concessione del bene e chiamare a raccolta le associazioni culturali presenti sul territorio affinché collaborino a garantirne la fruibilità pubblica”. Nel frattempo, il Comune potrebbe avvalersi “dell’attuale custode”, cioè di Antonio Coria, nell’attesa di affidare l’area perché diventi fruibile a tutta la collettività, senza farla cadere in mano a privati.

L’Amministrazione comunale, per ora, si è fatta viva con una nota dell’assessore alle Politiche sociali, Rosanna Spinitta, che ha citato un’altra nota, dell’1 febbraio 2017, con cui l’Agenzia del Demanio (nella qualità di soggetto giuridico tenuto alla gestione del patrimonio immobiliare dello Stato) ha manifestato al sindaco e al responsabile dei Servizi sociali del Comune di Augusta “l’ineludibile esigenza di liberare l’immobile” in vista della realizzazione del progetto Fari su accennato. Spinitta informa altresì che “il Demanio ha richiesto l’intervento congiunto di diverse amministrazioni (Prefettura di Siracusa, Commissariato di P.S. di Augusta, Comando Compagnia Carabinieri di Augusta, Vigili del fuoco e Servizi sociali del Comune di Augusta), per concordare le modalità di esecuzione coattiva dello sgombero dell’immobile occupato abusivamente dal signor Coria“. L’Amministrazione, a detta dell’assessore al ramo, “si è attivata per scongiurare l’esecuzione coatta nei confronti del Coria e, pertanto, evitare criticità e disagi di uno sgombero particolarmente problematico”, anche rivolgendogli personalmente la proposta di spostarsi in altra abitazione con l’assistenza dei Servizi sociali, proposta che non sarebbe stata presa in considerazione dal diretto interessato. Dopo aver ricordato che lo sgombero coattivo è stato per ora rinviato, lasciando spazio all’auspicato rilascio spontaneo dell’immobile occupato, l’assessore conclude assicurando che continuerà a prestare la propria collaborazione, “soprattutto in considerazione del fatto che l’epilogo della vicenda vedrà senz’altro il Demanio rientrare nella disponibilità del bene di cui è titolare, ma l’Ufficio delle Politiche sociali impegnato ad aiutare una persona sola, triste e per nulla cosciente della regolarità e/o legittimità dello sgombero di un bene che ha vissuto, custodito, sorvegliato e amato per trent’anni“. Archiviato il caso Coria, si aprirà il caso Faro Santa Croce?


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