Politica

Tubercolosi e brucellosi bovine negli allevamenti siciliani, è “situazione drammatica”

SIRACUSA – Si starebbero diffondendo tra i capi di bestiame siciliani la tubercolosi bovina, la brucellosi bovina e ovi-caprina, con percentuali ritenute preoccupanti anche in provincia di Siracusa.

vincenzo-vinciullo-deputato-ars-la-gazzetta-augustana-2La denuncia è stata del parlamentare regionale del Ncd Vincenzo Vinciullo, che nei giorni scorsi ha contestato al presidente dell’Ars Ardizzone il mancato dibattito della problematica in Aula. Commentando i dati resi noti a metà marzo dall’Istituto zooprofilattico sperimentale, per Vinciullo si tratterebbe di una “situazione drammatica“.

Tali malattie batteriche sono trasmissibili anche all’uomo, direttamente attraverso lo stretto contatto con animali infetti e indirettamente attraverso, ad esempio, il consumo di latte crudo, non pastorizzato, e dei suoi derivati o di carni poco cotte. Secondo i dati diffusi dall’Istituto, infatti, si registrano perfino 35 persone colpite dalla brucellosi bovina nel Messinese, territorio maggiormente coinvolto dove sono 177 gli allevamenti bovini e 85 gli allevamenti ovi-caprini infetti.

Tra gli allevamenti nella provincia di Siracusa, risulta colpito l’1,75 per cento di quelli bovini, quasi uno su cinquanta, e il 4,72 per cento di quelli ovi-caprini, quasi uno su venti.

Vinciullo ha ricordato anche la situazione legata alla “blue tongue“, o febbre catarrale dei piccoli ruminanti, da egli stesso denunciata lo scorso ottobre, che “sta colpendo ovini e caprini e anche bovini quali trasportatori sani di questa malattia“.

Il parlamentare regionale ha chiesto risposte da Palermo: “Volevo chiedere quindi al Governo e all’Assessore della Salute di intervenire, applicando una legge votata l’anno scorso dall’Assemblea, incrementando le ore lavorative ai medici veterinari convenzionati e trovando soluzioni per salvaguardare la salute dei cittadini e le centinaia di allevatori che, con la morte dei loro capi di bestiame, saranno costretti alla disoccupazione e alla povertà“.

Ha spiegato: “È chiaro che non aumentando le ore ai medici veterinari convenzionati non si può fare prevenzione; queste malattie non si combattono una volta scoperte, si combattono solo ed esclusivamente con la prevenzione e impedendo il trasferimento degli animali da una provincia all’altra e da una stalla all’altra“.

Vinciullo ha concluso lanciando un vero e proprio allarme: “Il rischio epidemia è un fatto ormai certo e mai in Sicilia si era avuta una diffusione così capillare, come sta avvenendo adesso“.


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