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Augusta, commemorazione al “relitto della morte” 8 anni dopo il tragico naufragio

AUGUSTA – Ricorre oggi l’ottavo anniversario di uno dei più gravi naufragi nel Mediterraneo, che il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia causò la morte di diverse centinaia di migranti a fronte di soli 28 superstiti. Si è svolta stamani, a cura del “Comitato 18 aprile” di Augusta, una breve cerimonia officiata da don Giuseppe Mazzotta davanti al relitto del peschereccio collocato alla nuova darsena.

I presenti hanno deposto una corona di fiori e commemorato le vittime, gran parte delle quali sono ancora senza volto e senza nome, e insieme considerato le insufficienti, inadeguate e inefficaci misure che il nostro Paese, l’Europa e gli altri stati più ricchi e potenti – si legge nel comunicato stampa del comitato, costituitosi nell’estate del 2016 su iniziativa di Cgil, Legambiente e alcuni parroci – prendono per gestire il fenomeno migratorio. Da decenni, dopo ogni nuovo naufragio con centinaia di perdite di vite umane, ci si affanna ad affermare “mai più simili tragedie” ma nella realtà non vi è nessun serio impegno per rimuovere le cause delle migrazioni provocate da guerre, fame, razzismo, cambiamenti climatici e carestie“.

Ingenti risorse vengono invece impiegate per esternalizzare le frontiere e mantenere al potere criminali e governanti sanguinari che fanno mercato degli esseri umani – sostiene il “Comitato 18 aprile” – Non si pacificano quelle aree del mondo pagando e venendo a patti con spregevoli dittatori, ma restituendo diritti e libertà alle persone. Non è costruendo muri, recinti, campi di detenzione e centri di respingimento che si risolvono le migrazioni di massa ma eliminando la prepotenza, lo sfruttamento, la povertà e tutto ciò che determina fame e conflitti. Anche in Italia si registra per tanti versi un incrudelirsi delle norme sul soccorso e l’accoglienza“.

Come già detto in altre occasioni, abbiamo fortemente voluto che il relitto del 18 aprile 2015 restasse ad Augusta non quale monumento triste e muto della più grande tragedia finora accaduta in Mediterraneo in questo secolo – si conclude nel comunicato stampa – ma un monito verso l’indifferenza dei potenti, un pungolo, un testimone che parla, anzi grida a tutti noi di non lasciare affogare né le persone, né i diritti. Oggi più di prima la sua voce deve arrivare alle orecchie e al cuore della gente e di chi ha la responsabilità di governare. Occorre recuperare il nostro essere umani: restiamo umani!“.

Il complesso recupero, voluto dal governo Renzi nel 2016, del peschereccio affondato al largo della Libia e passato alla storia come “relitto della morte” costò circa 22 milioni di euro, secondo fonti di stampa di allora. Dopo l’estrazione delle salme eseguita al pontile Nato nel porto Megarese, il relitto fu ceduto dalla Difesa al Comune di Augusta, che nel 2019 lo affidò a Christoph Büchel, controverso artista svizzero residente in Islanda, per l’esposizione alla 58ª Biennale d’arte di Venezia col titolo di “Barca nostra”. Ha fatto rientro in città solo due anni dopo, venendo collocato sulla banchina della nuova darsena nella prospettiva di una copertura con musealizzazione per le quali il Comune ha impegnato circa 70mila euro.


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