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“Punta Izzo possibile”, il coordinamento annuncia ricorsi

AUGUSTA – Mercoledì 27 dicembre, al civico palazzo San Biagio, nell’auditorium “Liggeri”, incontro con giornalisti e militanti su “Punta Izzo possibile”, organizzato dall’omonimo coordinamento cittadino per la riconversione in parco eco-culturale del comprensorio costiero di Punta Izzo, rappresentato da Gianmarco Catalano e da “Natura sicula” con il presidente siracusano Fabio Morreale. Al tavolo dei relatori, a condividerne gli intenti, anche Sebastiano Papa Andrea, legale del comitato No Muos, e Maria Grazia Patania, ideatrice del “Collettivo Antigone”, blog che si occupa di migrazioni e ambiente.

Un anno fa il coordinamento aveva consegnato alle istituzioni una petizione online (circa 350 firme) e cartacea (diverse centinaia) e, dopo i primi passi formali mossi in questa direzione dal sindaco pentastellato Cettina Di Pietro che a fine marzo ha inviato al Comando Marisicilia la richiesta di attivazione delle procedure di dismissione del comprensorio costiero, il coordinamento non avrebbe più ricevuto risposte.

I toni sono pacati, ma le parole sono come pietre aguzze: su Punta Izzo si starebbe perpetrando un “abuso di potere”, scandisce Morreale, con ovvio riferimento alla Marina militare, che da quasi un secolo gestisce quell’area, divenuta un luogo letterario grazie alla novella Lighea di Giuseppe Tomasi, l’autore del celeberrimo romanzo storico Il Gattopardo.

Com’è noto agli augustani, la Marina militare a Punta Izzo realizzò tre lidi balneari, rigorosamente separati, per ufficiali, sottufficiali e dipendenti civili, ma anche un poligono di tiro per le esercitazioni degli appartenenti a tutte le forze armate, non solo a quelli della stessa Marina. Un poligono ritenuto in contrasto con la vocazione paesaggistica dell’area, secondo quanto hanno esposto ieri gli ambientalisti che hanno contestato le ragioni del segreto militare opposto dalla Marina, dal momento che si tratta d’un’area a tutela ambientale, un’area che riveste anche una certa importanza dal punto di vista archeologico. È stata pertanto annunciata la possibilità di un doppio ricorso sul diniego alla richiesta di accesso alle informazioni riguardanti i lavori svolti la scorsa estate nel comprensorio, un primo all’Ufficio per la trasparenza del ministero della Difesa e un eventuale secondo al Tar.

La presenza del polo petrolchimico ha distrutto pesca e agricoltura, ci sta avvelenando l’aria e ci ha assuefatti a sopportare, così come ci siamo assuefatti a sopportare il silenzio sulla zona militarizzata di Punta Izzo, che potrebbe avere una ricaduta sul turismo”, ha sottolineato Morreale, che ha ricordato anche il grande pregio naturalistico delle ex saline di Augusta, attigue al comprensorio, recentemente designate dal ministero dell’Ambiente tra le Zsc (Zone speciali di conservazione), che, opportunamente valorizzate, potrebbero avere un richiamo per visitatori e turisti.

Catalano ha infine mostrato bossoli di proiettili e di cartucce lacrimogene ritrovate sugli scogli non distanti dal poligono di tiro, a testimonianza, a suo dire, di una presunta continuità nelle attività del poligono.

L’ufficio stampa della Marina militare, contattato dalla redazione, ha ritenuto di non dover replicare a quanto sostenuto ieri dal coordinamento “Punta Izzo possibile”.


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