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Saper vedere oggi e mettere a fuoco: vista 2.0

Il Blog su fotografia e altro Michiamodavid di David Lenaz per La Gazzetta Augustana.it

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Osservo la realtà e mi accorgo di essere leggermente sovraesposto. Per chi già mastica di fotografia, la sovraesposizione è un’eccessiva esposizione del soggetto alla luce e la lettura risulta poco nitida in quanto molto illuminata.

Ecco, la mia realtà ultimamente si trova in queste condizioni. I periodi della vita li ho sempre vissuti più o meno a fuoco, delle volte ho avuto bisogno di correzioni per vedere meglio ma col tempo ho trovato i miei punti di fuoco ed ho calibrato la vista da essere umano alla visione fotografica. Come avrete già capito dal mio precedente post, ho una certa apprensione quando si parla di visione / immagine e di conseguenza fotografia / scattare / mettere a fuoco.

Il saper vedere e di conseguenza l’osservare è l’esercizio più comune che facciamo da quando veniamo al mondo, ma il vero grande upgrade del senso “vista” lo abbiamo ottenuto negli ultimi 15 anni.

La vista 2.0 (come la chiamo io) è una specialità che però solo in pochi possono avere il privilegio di percepire, e non tanto per demeriti quanto per incapacità. Sfruttiamo così tanto la vista che tra qualche generazione avremo gli occhi da lemure, ma non per questo avremo generazioni di fotografi fenomeni.

La seleziona naturale avviene quando non si sa mettere a fuoco e non parlo sempre di fotografia: una fotografia ha sempre un fuoco, anche quando l’immagine è sfuocata e si può essere fotografi in ogni caso. La problematica nasce quando ad essere sfuocati sono i modi di vedere la realtà. La forzata messa a fuoco crea dei mostri, il non accettare la poca attitudine alla fotografia genera altrettante mostruosità ed il mercato ne è pieno.

Il fotografo ha sempre un punto di vista, ed è su quest’ultimo elemento che si crea e si plasma il carattere della foto. La differenza che esiste tra i fotografi sta proprio qui.

Oggi viviamo in una società stracolma di immagini, il nostro modo di vivere ne è influenzato, apparire è meglio che essere e la stessa cosa avviene in fotografia. Catturare immagini di ogni tipo è la missione. Realizzarne migliaia è la meta, pubblicarne milioni è il fine, ma il fine di cosa?

Affinate la vista, amici miei, toglietevi di dosso tutto il superfluo, andate oltre l’apparenza e nella semplicità del “saper vedere” troverete la vostra fotografia, sarà una sola, la vedrete che spiccherà tra le altre ed in quel momento avrete trovato quello che cercavate. Da oggi avrete la possibilità di rinascere a nuova vista, riuscirete a vedere quello che stavate cercando. Riuscirete a capire la differenza tra un’immagine ed una fotografia e magari capirete in quel momento che come hobby sarebbe stato opportuno scegliere l’aquilone.

Vi lascio qualche link ed un in bocca al lupo, nella speranza di vedere in cielo tanti aquiloni, perchè la consapevolezza è la prima fotografia che dovrebbe essere presente nel vostro portfolio.

Le immagini che vedrete sono di una “baby sitter” ma anche di una delle piu grandi fotografe del ‘900. Vivian Maier vi insegnerà a guardare attraverso i suoi occhi, non ci sarà mai banalità e superficialità. Sarebbe opportuno dedicarle un post, ma preferisco che ognuno di voi la legga senza influenze esterne, così come lei era abituata a fare. Per chi si trova a Milano c’è anche una mostra a lei dedicata.

È vivamente consigliata la lettura della sua biografia prima della visione delle immagini.

Aguzzate la vista e al prossimo post.

Fonte della foto: http://www.micro-design.it/microaquilotti/

Fonte della foto: http://www.micro-design.it/microaquilotti/


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