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Piangere non è mai stato così bello

Il Blog sulla musica Rumore Bianco di Giulio Siniscalchi per La Gazzetta Augustana.it

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Seduto in riva al mare, non c’è il sole ma un cielo grigio farcito di nuvole colme di pioggia. Le onde si infrangono sugli scogli e ascoltandone lo sciabordio affido i miei pensieri, i miei ricordi, le mie emozioni al mare. Le lancio lontano dove nonostante le nuvole il confine con il cielo non è più distinguibile. Ho una voce soave in testa, ed anche se non c’è un motivo in particolare mi assale una “dolce” malinconia.

Così seguendo quel canto piango e mi lascio andare, la voce è quella inconfondibile di Nick Drake.
 Ci sono persone che nascono con un dono, quello di Nick Drake era la sua straordinaria sensibilità, la sua incompatibilità con il mondo che lo circondava, la sua profonda malinconia. Croce e delizia di un angelo della musica capace di scrivere canzoni di una bellezza disarmante, capace come pochi di trasmettere empatia con l’espressione delle sua emozioni, capace di farti piangere senza un motivo.

La storia di Drake comincia in silenzio in una casa di campagna, e finirà quasi 27 anni dopo allo stesso modo. Cresce in un ambiente incontaminato, con il verde dei boschi attorno in una natura che fa molto “Terra Di Mezzo” tolkieniana. Si lega inesorabilmente a questi ritmi pacati e puri che la natura gli regala, e ne canterà le lodi tutta la vita. Cresce amato e felice in una famiglia serena, e sviluppa da subito un profondo amore per la musica, parallelamente alla sua riservatezza.

Da questo suo amore nasceranno tre album capolavoro, uno più bello dell’altro, che però vivranno la sfortuna di vendere un numero limitatissimo di copie, e verranno apprezzati solo anni dopo la morte di Drake. Fin dal suo ingresso nel mondo della musica Nick non sapeva che farsene di vip, chiacchiere e mondanità. Avrebbe voluto lasciar parlare solo ciò che vibrava all’interno dei suoi dischi.  I suoi album sono perfetti in ogni singolo dettaglio o risvolto, la sua musica riesce ad inebriare l’anima a commuovere, la sua purezza è disarmante, e la fragilità trasmessa dalla figura di Drake non può che fare innamorare.

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Fonte della foto: http://www.pastilhascoloridas.com/2012/04/para-aficionados-por-fotografia-e.html


La sua carriera si dipana in tre brevissimi anni dal ’69 al ’71, ognuno dei quali vede l’uscita di un disco. Eppure c’è tutto in quei dischi, ci sono emozioni pure e cristalline tradotte in musica, c’è l’amore, c’è la fragilità, c’è la vita e la morte, c’è un folk acustico superbamente arrangiato. Ma probabilmente la figura di Nick con la sua eccessiva timidezza non era fatta per stare davanti alla folla, lo testimonieranno i pochissimi concerti, molti dei quali conclusi con delle fughe dal palco del cantante.

Nel suo album d’esordio del ’69 a soli 21 anni “Five Leaves Left” lascia esterrefatti la sua maturità espressiva nonostante l’età. Inoltre fa rabbrividire il presagio contenuto nel brano “Fruit Tree” dove sembra quasi che il cantante conosca già il suo destino quando professa la possibilità di raggiungere la fama solo “finché il tempo non volerà lontano dal giorno della propria morte”.

La sua seconda opera del ’70 “Bryter Layter” vedrà la partecipazione dell’ex Velvet Underground John Cale. È un album di respiro più ampio che nonostante un pezzo come “Northern Sky” ( canzone che un celebre quotidiano inglese ha tardivamente definito “la più bella canzone d’amore inglese dei tempi moderni“), non regalerà il meritato successo al genio di Drake.

Arriviamo così al ’71, esattamente ad ottobre. Dopo una vacanza in Spagna, ospite nella villa del suo manager, Nick entra in studio una sera verso la mezzanotte accompagnato solamente dalla sua amata chitarra Guild. Dopo un lungo respiro suona una dopo l’altra le undici tracce che comporranno il suo album capolavoro “Pink Moon”. Quest’album è di una bellezza indescrivibile, è una mezz’ora di evasione dal mondo circostante in compagnia soltanto della sublime voce di Nick e delle accordature aperte della sua chitarra. Egli decide di combattere per l’ultima volta con i suoi demoni e dar vita all’ultima luce, è una sorta di testamento dove trasuda tutto il suo pessimismo cosmico che l’ha sempre accompagnato.

nick-drake-pink-moon-rumore-biancoIn quest’album c’è tutto dalla presa di posizione di Nick, che nel brano “Things Behind The Sun” si scaglia contro la società che promuove una bellezza effimera, si scaglia contro i saputelli superficiali. Esorta l’ascoltatore ad usare la sincerità per essere apprezzati, invita a rimanere se stessi, a tirare le tende per far entrare la luce del sole e correre finalmente felici. L’album uscirà solo nel febbraio del ’72 e subirà la stessa sorte dei precedenti.

Nick invece scomparirà dalla scena ritornando per sempre nella casa dei suoi dove sotto forti cure antidepressive si spegnerà nel novembre ’74 ascoltando un vinile dei concerti brandeburghesi di Bach per un probabile sovradosaggio di farmaci. L’unico modo per comunicare con il mondo Drake l’aveva trovato nei dischi, dove aveva messo tutto se stesso. Il resto non gli interessava, lui viveva ed invitava a vivere di cose semplici come gli alberi, il mare, la luna. L’unico modo per interpretare il dolore della sua anima era dato dagli appigli forniti dai suoi testi, ma probabilmente, come lui stesso si rese conto, in questi tempi moderni nessuno aveva più voglia di guardare quella magnifica luna rosa, o cercare il significato del mare.

Forse aveva capito di essere maledettamente fuori tempo per questo mondo vorace e veloce, e probabilmente il tramonto di quella luna appariva come l’unica soluzione possibile.
 A noi rimarranno le sue passioni tradotte in musica, e la sua volontà di trasmettere un messaggio, mai così attuale, come quello di fermarci a contemplare le cose semplici, a riempirci di esse, ad assaporare l’essenza di un tramonto, ad ascoltare il rumore del vento tra le foglie, a guardare una “luna rosa” tramontare. Il tutto accompagnato dalla sua voce eterea e dalla sua chitarra, dalle canzone dei suoi dischi che alle persone capaci di coglierne i risvolti possono cambiare la vita. Perché piangere non è mai stato così bello.


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