Breve storia di Augusta: come si festeggiavano Murticeddi, Santo Natale, Befana, Carnevale


AUGUSTA – Nell’ambito di una più ampia iniziativa editoriale promossa da La Gazzetta Augustana.it di divulgazione e promozione della storia di Augusta, abbiamo previsto una rubrica settimanale tematica nel nostro web magazine di approfondimento “Cultura”. Ha per titolo “Breve Storia di Augusta” ed è curata da Filippo Salvatore Lentini, detto Salvo, già ufficiale della Marina Militare, che da appassionato alle vicende storiche e alle tradizioni augustane, facendo ricorso ad un’estesa bibliografia che comprende i numeri del “Notiziario storico di Augusta” e i diversi lavori succedutisi nel tempo di noti studiosi della storia cittadina (che Lentini ci ha chiesto di menzionare in ordine casuale in premessa: Mario Mentesana, Elio Salerno, Tullio Marcon, Ennio Salerno, Vincenzo Cacciaguerra, Ezechiele Salerno, Giorgio Casole, Sebastiano Salomone, Giovanni Vaccaro, Giuseppe Messina, Giovanni Satta, Giuseppe Carrabino, Italo Russo e non solo), nonché il repertorio di immagini in suo possesso fatto di scatti di storici fotografi per professione o passione (di Giuseppe Bottino e Pietro Ronsisvalle in prevalenza, ma anche di Sanfilippo, Roccaforte, Passanisi, Manzella, Di Mare, Quartarone), ha pubblicato nel 2008 l’apprezzata opera dal titolo “L’Isola delle Palme”. Offrirà ai lettori de La Gazzetta Augustana.it, per la prima volta su una testata, la versione ridotta e adattata al web della sua pubblicazione.
42. Come si festeggiavano Santo Natale, Befana, Murticeddi e Carnevale.
- Santo Natale
Se il periodo pasquale è solitamente fatto di belle giornate, tanto da invogliare la gente ad andare in giro per fare delle gradevoli passeggiate, durante il Natale le persone preferiscono rimanere al calduccio in casa. Il lungo periodo natalizio, comprendente le feste di fine anno ed inizio di quello nuovo fino all’Epifania, è quello classicamente più atteso da tutti, in particolare dal popolo di scolari e studenti che così possono usufruire di una lunga vacanza, lontani dai banchi di scuola!
In passato la città sembrava molto più animata del solito e le persone passeggiavano osservando gli addobbi natalizi allestiti nelle varie vetrine dei negozi; immagini capaci di trasmettere un’atmosfera straordinaria e coinvolgente come quelle che riuscivano a creare, in particolare, le cartolibrerie ‘Motta’ e ‘Roggio’, in Via Principe Umberto, dove vendevano i personaggi e tutto il necessario per allestire il presepio e l’albero di Natale. Gli stessi pezzi per completare il presepe si compravano pochi per volta, per la poca disponibilità di denaro in quegli anni economicamente mediocri, e dando precedenza a quelli più essenziali. Gradevole era anche la vista dei tanti dolci esposti nelle vetrine delle rinomate pasticcerie augustane, prevalentemente esistenti “a Strata Mastra”; sguardi intensi a scrutare piacevolmente la ‘Frutta Martorana’, quei tipici dolcini artigianali fatti di pasta di mandorle e di zucchero e raffiguranti vari tipi di frutta, accuratamente modellati e sapientemente colorati da mani tanto esperte quanto artistiche.
Fino ad alcuni decenni addietro, l’atmosfera natalizia del paese era maggiormente gradita dalla presenza di alcuni pastori che, nelle vesti di “ciaramiddari”, andavano in giro per le vie di Augusta rallegrando con le loro note l’intero abitato cittadino. Di solito questi zampognari su richiesta andavano a suonare nelle abitazioni private, per ottenere qualche gradito regalo, e soprattutto all’interno o davanti agli ingressi di negozi commerciali, per accattivarsi la simpatia dei clienti e sperare di riceverne qualche dono. Richiamati dalla presenza “do ciaramiddaru”, i bambini gli si avvicinavano per assistere alla sua breve esecuzione all’interno di qualche casa o locale pubblico. Quindi, in gioiosa e curiosa attesa, tutti i presenti guardavano lo zampognaro che con la bocca gonfiava il sacco di pelle e poi lo faceva lentamente sfiatare, per ottenere con la destrezza delle sue mani dei soavi suoni. Una scaletta sonora che, nonostante fosse ripetuta tutti gli anni sempre uguale dall’inizio della Novena fino al giorno dell’Epifania, i bambini ascoltavano sempre con immenso piacere e, reduci delle molte repliche, imparavano persino i vari ritornelli che poi canticchiavano magari sulle note dello stesso zampognaro al quale riservavano un caloroso applauso.
A differenza degli alberi di Natale, prevalentemente più sbrigativi da addobbare e di sicuro meno impegnativi, “pi fari u presepiu” occorreva una certa fantasia e tanta pazienza per creare col sughero la Grotta Santa e le colline, fonti e ruscelli fatti con la carta stagnola, uno sfondo stellato, i vari personaggi ed ancora oche, galline, cani, caprette e pecorelle, tanti docili animali che arricchivano il presepio e suscitavano tenerezza e gioia nei bambini, coinvolgendo anche gli adulti.
Il periodo natalizio significava anche trascorrere giornate, e soprattutto serate, in famiglia; riuniti tutti insieme con parenti, amici e “cummari e cumpari”, assaporando quella particolare atmosfera di festa che solo quei giorni riuscivano a creare, preparando magari delle pietanze particolari, da gustare in allegra e piacevole compagnia.
La principale tradizione del periodo natalizio era e, con qualche variazione, lo è ancora la veglia nell’attesa della nascita di Gesù Bambino. Una veglia trascorsa con le persone impegnate a giocare con la classica tombola oppure, utilizzando le carte da gioco, a scopa, “a ti vitti”, a sette e mezzo, “o sciccareddu”, “e mazzetti”, “o domini” ed altri giochi simili. Un miscuglio di giochi per far trascorrere le ore in attesa che l’orologio a pendolo, appeso alla parete, scoccasse la mezzanotte; puntualissimi scattavano i confusi scambi di baci e le strette di mani per i tradizionali auguri. Per i bambini arrivava soprattutto l’atteso momento di mettere nella culla, posta vicino al bue e all’asinello all’interno della Grotta Santa del presepio, “u Bambineddu” conservato in un cassetto in attesa della Sua Nascita!
- Befana
Trascorsi i giorni della vigilia, del Santo Natale e di Santo Stefano si arriva all’ultimo giorno dell’anno, ovvero a San Silvestro quando con un tradizionale cenone si saluta l’anno vecchio e si festeggia l’arrivo di quello nuovo. Questo particolare giorno riguarda soprattutto le persone più grandi, mentre i bambini solitamente ne sono esclusi e rimangono a casa con i nonni; ma le feste non sono ancora concluse, perché rimane da festeggiare l’Epifania ovvero il giorno in cui per loro arriva la leggendaria Befana con tutti i regali contenuti nella tradizionale calza e destinati proprio ai più piccoli. Infatti, il giorno dell’Epifania i bambini si svegliano e trovano in casa una calza piena di dolci, per quelli che sono stati bravi e ubbidienti, e riempita di carbone per chi ha fatto il monello nel corso dell’anno appena finito.
Proprio nel giorno dell’Epifania, che con il suo «…tutte le feste porta via», per indicare la fine delle vacanze natalizie, in tutta Italia si svolgeva la tradizionale offerta di doni al corpo dei Vigili Urbani. Infatti, nel secondo dopoguerra si diffuse l’usanza di portare dei doni ai Vigili Urbani situati al centro degli incroci cittadini dove vi era la più alta intensità veicolare. Ad Augusta, a cominciare dagli anni cinquanta e per quasi un ventennio, l’usanza di portare dei regali alle guardie municipali nel giorno della Befana si svolgeva nei due principali incroci cittadini dell’epoca: nella centralissima Via Principe Umberto all’altezza della “Villa” e all’incrocio con la Via Roma, ovvero all’angolo “da monaca”. Infatti, in questi due strategici punti i vigili urbani si mettevano per dirigere e smaltire il traffico veicolare, in verità ancora molto esiguo in quegli anni, e qui ricevevano numerosi regali da semplici cittadini, soprattutto già motorizzati, ed in particolare dai commercianti locali; era un’azione davvero generosa, anche se i malpensanti dicevano che i regali ai vigili urbani erano fatti con l’intento di ingraziarsene la simpatia!
Tutti i doni ricevuti, comprendenti panettoni, torroni, bottiglie di vino e di liquore, pacchi di pasta, caffè, zucchero, piccoli elettrodomestici, giocattoli, bombole di gas e qualsiasi altro tipo di merce ed in particolare generi alimentari, si accumulavano attorno alla postazione del vigile urbano e nelle sue vicinanze. Questa tradizione di riconoscenza nei confronti dei vigili urbani per il lavoro svolto in città aveva anche lo scopo di mostrare solidarietà verso le persone più bisognose. Infatti, successivamente una buona parte dei doni raccolti veniva devoluta in beneficenza durante una cerimonia organizzata dallo stesso corpo dei Vigili Urbani.
- I Murticeddi
Ad Augusta, come in tantissime altre città della Sicilia, più che dalla vecchia Befana, i regali più attesi dell’anno erano quelli fatti dai morti; un’usanza che, fino a poco tempo addietro, era di certo superiore persino a quella di trovare il classico regalo sotto l’albero di Natale.
Secondo un’antichissima tradizione, nella notte che precede il 2 del mese di Novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti, i morti portavano dei regali ai bambini delle proprie famiglie, ricevendone in cambio un perpetuo ricordo. Le richieste dei regali fatte ai “murticeddi” avvenivano con una letterina, in maniera simile di come avviene con Babbo Natale. Una lunga notte trascorsa quasi insonne per tutti i bambini, perché non riuscivano a prendere sonno per l’ansiosa attesa dell’arrivo di questi regali, desiderati da un intero anno.
Rimanere svegli durante quella notte per i bambini comportava anche dei rischi, perché i morti non gradivano di essere visti e si rischiava persino che non lasciassero nessun regalo; quindi i bambini, accuratamente avvertiti dagli interessati genitori cercavano a tutti i costi di tenere gli occhi ben chiusi, per non rischiare di rimanere senza alcun regalo. Ma, come spesso succedeva in questi casi, c’erano quei tali bambini, magari più grandini, più curiosi ed anche meno creduloni degli altri, che facevano finta di dormire e ‘sbirciavano’ di nascosto, intravedendo delle sagome entrare in camera e posare dei regali, riconoscendo al buio i propri genitori, salutati soltanto poco prima per andare a letto!
Il regalo ricevuto dai bambini “u jornu de morti”, ogni anno quasi sempre uguale, era quello maggiormente gradito e magari più atteso del regalo di compleanno; perché questo era un regalo da far vedere agli altri bambini, per poterli confrontare e stabilire, instaurando una sorta di sfida, a chi di loro i ‘morti’ avevano portato quello più bello. Difatti, già dalle prime ore di quel giorno, tutti i bambini si ritrovavano nelle strade, nelle piazze, nei vicoli o alla “ Villa”, ognuno a mostrare e a giocare con il regalo che gli avevano “purtatu i morti”: in ogni angolo della città vi era un piacevole e movimentato ambiente generato dalla loro grande animosità.
Questa tradizione, tramandata e portata avanti principalmente per i bambini, spesso offriva ai più grandi l’opportunità per fare dei regali più impegnativi, come quello di scambiarsi gli anelli di fidanzamento, a conferma della loro volontà di unirsi in matrimonio.
- Carnevale
Di antiche origini pagane, il Carnevale nel corso dei secoli ha mutato i suoi modi di festeggiare, fino a dare inizio agli attuali cortei di carri allegorici e di gruppi mascherati. In passato la conclusione del periodo carnevalesco, oltre al classico dar fuoco al ‘Re Burlone’ che concretizza la figura burlesca del Carnevale, avveniva con i tradizionali Veglioni in delle lunghe e divertenti serate danzanti, con interminabili brindisi e contornate da montagne di coriandoli.
Facendo riferimento ai primi anni del Novecento, ad Augusta il Carnevale non aveva molta ‘risonanza’, in giro per la città si vedevano poche maschere e non c’era oltretutto chiasso; i benestanti lo vivevano organizzando feste danzanti in casa ed in qualche occasione al ‘Circolo dei Nobili’ in Piazza Duomo.
In prevalenza i “mascarati” erano dei giovani che, adeguando alla meglio dei vecchi abiti messi da parte da tempo dai genitori, inventavano un qualsiasi ed astratto personaggio pur di “vistirisi i cannaluvari” ed andare in giro per la città, destando ilarità e curiosità nella gente che li vedeva andare avanti ed indietro in assoluto silenzio, per evitare di essere riconosciuti dal tono della loro voce. Negli anni Trenta molti di questi semplici e bizzarri travestimenti furono rimpiazzati da abiti molto più belli ed ancor più numerosi, si cominciarono a vedere sfilare i primi carri allegorici ed iniziarono anche le premiazioni per il carro più bello o la migliore maschera; il luogo principale dove avvenivano queste manifestazioni era l’allora cine-teatro Franco, a due passi dal Duomo, in pieno centro storico.
Con il ripristinarsi della situazione ambientale e col migliorare delle condizioni economiche del secondo dopoguerra, anche il Carnevale Augustano si arricchì di maschere e di una maggiore partecipazione di carri allegorici che, sfilando lungo la centrale Via Principe Umberto, si spostavano dalla “Villa” a Piazza Duomo, dove c’era il ritrovo per la conclusione dei festeggiamenti. Erano i primi anni Sessanta e, in una indescrivibile confusione di carri, persone in maschera e normale gente a passeggio, si assisteva ad uno splendido scenario di pura allegria, arricchito da tante luci scintillanti, da centinaia di stelle filanti e da tonnellate di ‘nzaredda’, i nostrani coriandoli, oltre che da incessanti suoni di trombette.
In quel periodo apportavano ancora allegria e risate anche dei vecchi e semplici scherzi e delle banali ironie nei riguardi di qualche malcapitato preso di mira dagli immancabili esecutori di scherzetti. Fra questi vi era quello che si faceva ad una vittima predestinata che, passando casualmente in una strada, vedeva un portafogli per terra e, abbassandosi, non riusciva a prenderlo perché nel frattempo quel portafogli faceva un balzo in avanti, allontanandosi dalla sua presa! Istintivamente ed alquanto incollerito, l’ignaro protagonista rincorreva il portafogli nei suoi repentini salti, provocati con un lungo filo trasparente da un ragazzo appostato e nascosto a distanza, fin quando esausto rinunciava a quella preziosa preda. Questa scenetta, con il malcapitato abbastanza imbestialito per quanto gli accadeva, creava grande ilarità e divertimento nei ragazzi, complici del manovratore, situati nelle vicinanze come degli occasionali spettatori.
Superati gli anni Sessanta, quando i festeggiamenti carnevaleschi avevano raggiunto un discreto livello di partecipazione popolare che faceva intravedere lusinghieri risultati, il Carnevale di Augusta smise di splendere, ritornando nell’anonimato. Ne seguì un lungo periodo di anonimato che limitò il Carnevale augustano ad essere festeggiato con il solo e monotono passeggio, alla “ Villa” o alla “Strata Mastra”, delle tante e svariate maschere che erano quasi interamente rappresentate da bambini e ragazzini.
Le sfilate dei carri allegorici e dei gruppi mascherati ritornarono nel 1997 grazie all’interessamento del ‘Gruppo Fantasia’, che fu capace di organizzare i festeggiamenti del Carnevale coinvolgendo in massa le persone. Il gruppo promotore del nuovo Carnevale di Augusta, approfittando della lunga e diritta strada formata da Via Giovanni Lavaggi e dal Viale Italia, riuscì a far rivivere alla gente dei vari quartieri cittadini gli allegri e spensierati festeggiamenti che scaturiscono solo da un carnevale ben organizzato in tutte le sue sfaccettature. Purtroppo, nonostante l’impegno profuso dai volenterosi e vogliosi organizzatori, dopo un decennio di ottimi e lusinghieri consensi, anche i festeggiamenti di questo ‘Carnevale Augustano’ cessarono, ponendo termine ad un avvenimento che, quantomeno per l’occasione, riusciva ad interrompere la monotona ed apatica vita cittadina.
Negli ultimi anni ci è stato qualche tentativo per riprendere la tradizione del Carnevale, ma la contenuta partecipazione di carri allegorici e di gruppi mascherati ne hanno limitato la sperata intenzione di riproporla in futuro. Eppure la volontà degli appassionati organizzatori è tantissima, e la voglia popolare di divertirsi è sempre viva.
Salvo Lentini