AUGUSTA – A una settimana dal nostro pezzo nel quale riportavamo il piano del governo Renzi su Augusta, come riferito dall’inviato del Tg1, interviene l’on. Vincenzo Vinciullo sulle problematiche che legano i continui sbarchi allo sviluppo del porto commerciale.
Il parlamentare regionale del Ncd sostiene l’incompatibilità di un “polo attrattivo degli scambi navali con l’Oriente” con la presenza di “soggetti svantaggiati, richiedenti asilo politico, che scappano dai loro Paesi“, manifestando il timore che ciò possa “danneggiare il futuro dei nostri figli“. Evidenzia inoltre il problema irrisolto delle tre navi impiegate dagli scafisti per il trasporto dei migranti che occupano due banchine da almeno un anno, e per le quali si attende il bando per la demolizione.
Vinciullo sostiene che, con il protrarsi dell’attuale situazione, il porto commerciale di Augusta possa perdere “ingenti finanziamenti europei perché non si riescono a eseguire i lavori” e rischi di “essere definitivamente chiuso“. Al contempo, perché il porto di Augusta assolva comunque la “funzione umanitaria“, propone la soluzione, già espressa in estate, di “realizzare un centro di prima accoglienza sempre in un’area dell’Autorità portuale di Augusta, ma fuori dal porto commerciale“.
Il parlamentare regionale indica con precisione una zona: “Ribadisco la presenza nei pressi del pontile della cementeria “Buzzi Unicem” di un’area già in parte attrezzata che può essere destinata ad accogliere i migranti“.
La proposta pare coincidere con i piani del ministro Alfano, che in sede di accordi europei avrebbe individuato un’area, all’interno del porto megarese, per realizzare uno dei sei “hotspot” nazionali per lo sbarco e l’identificazione dei migranti.
In conclusione, l’on. Vinciullo si dice certo che il Comitato portuale, che si riunirà domani, “saprà dibattere e discutere su questo argomento, elaborando una soluzione che sia, allo stesso tempo, di intransigente difesa del territorio e di generosa accoglienza dei migranti che scappano da situazioni drammatiche e che tendono le loro mani verso di noi“.
Cecilia Casole