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Augusta, terzo centenario parrocchia S. Sebastiano. Partecipata conferenza sulle vicende inedite della chiesa, chiusa da decenni

AUGUSTA – È stato aperto ufficialmente, ieri sera nella chiesa di S. Andrea, il programma di iniziative finalizzate alla celebrazione del terzo centenario di istituzione della parrocchia di San Sebastiano. L’evento, inserito nel contesto del “Festival della storia patria – Storie e storia di Augusta” promosso dalla “Società augustana di storia patria” ha registrato particolare interesse anche alla luce della forzata chiusura della sede parrocchiale sin dal 1977, a seguito di numerosi e interminabili interventi di consolidamento e restauro.

Ad aprire i lavori il parroco don Francesco Scatà, che nel suo indirizzo di saluto ha auspicato la definizione dell’iter per la riapertura della chiesa e nel contempo ha rammentato la necessità della conoscenza della storia e dell’identità locale.

Ha preso quindi la parola Giuseppe Carrabino, presidente del sodalizio di storia patria, relazionando sulla diffusione del culto a San Sebastiano a partire dal ritrovamento nel 1414 sulla spiaggia di Stentino, della cassa contenente il simulacro oggi venerato nel Santuario di Melilli. La notizia del ritrovamento si diffuse celermente in tutta l’Arcidiocesi, tanto che in ogni paese venne eretta una chiesa, una cappella, un’altare dedicato al Santo.

Come esposto da Carrabino, ad Augusta fu immediatamente edificata una chiesa in prossimità del Castello Svevo ma, durante l’occupazione francese del 1675, fu demolita per ricavare nell’area di risulta la grande piazza d’armi e il vescovo dispose il trasferimento del simulacro nella chiesa di S. Giovanni, ubicata nell’attuale via Megara. Agli inizi del diciottesimo secolo, nel clima di rinascita e riconfigurazione urbanistica, l’Università di Augusta dispose l’istituzione di una nuova parrocchia stabilendone la sede provvisoria nella chiesa del SS. Sacramento del Circolo, che assunse il titolo di S. Sebastiano. Il decreto del vescovo D. Asdrubale Termini, reca la data del 19 novembre 1718. Da allora, con alterne e complesse vicende, ha inizio la storia della nuova parrocchia.

Una storia che è stata puntualmente descritta nel corso della serata, con puntuale riferimento di documenti archivistici da parte del prof. Eugenio Magnano di San Lio, docente alla facoltà di architettura dell’Università di Catania, sede di Siracusa.

La storia di questa nuova parrocchia è legata alla nomina del suo primo parroco, il sac. don Filippo Neri Corso – ha riferito l’accademico – che nonostante le esigue rendite disponibili, il parroco, appartenente ad una delle nobili famiglie locali, fece di tutto per avviare i lavori di ampliamento e arredo della chiesa unitamente alla realizzazione del tetto dipinto, delle pale d’altare e delle complesse vicende che determinarono la costruzione di un nuovo eremitorio per ospitare i frati del Circolo che dovettero lasciare la loro chiesa”.

Il prof. Magnano ha elencato una serie di interventi documentati con minuziosità dal parroco Filippo Neri Corso e che hanno permesso di attribuire la paternità al capo mastro Pietro Palumbo, anche se si registra il coinvolgimento di un rinomato architetto maltese, autore tra l’altro dell’ampliamento della Ricetta di Augusta.

La relazione del prof. Magnano, che sarà pubblicata su un prossimo numero del Bollettino della Società augustana di storia patria, ha permesso di illustrare per la prima volta le vicende della chiesa di S. Sebastiano, dal momento che non sarebbe mai stata oggetto di studio.

Durante i nostri approfondimenti archivistici – ha aggiunto Carrabino – abbiamo appreso che nel giorno della festa del Santo, frequenti erano le soste del fercolo per le offerte in denaro in cambio da “Santa” o “fuuredda” e soprattutto per affidare al Santo i bambini erniosi. Di questa particolare protezione è documentata la testimonianza di un viaggiatore straniero che rimase colpito dalla devozione popolare, descrivendone il rituale con numerosi bambini che venivano avvicinati al simulacro“.

A conclusione è stato rammentato un antico detto popolare locale che recita testualmente: “Sammastianu d’Austa pé biddizzi, Sammastianu i Miliddi pé ricchizzi”, quasi a voler rammentare le bellezze artistiche del simulacro di Augusta, mentre quello taumaturgo di Melilli può vantare le ricchezze in ex voto di cui è ricoperto.

Ulteriori motivi di studio e approfondimento – ha concluso Carrabino – potrebbero essere i simulacri del Santo venerati in Augusta e nei diversi comuni dell’Arcidiocesi. Oltre al simulacro in cartapesta venerato nella propria chiesa, si conserva altro esemplare in legno di diversa fattura che un tempo era venerato nella chiesa di S. Lorenzo. Sappiamo altresì che quello venerato a Palazzolo Acreide è stato realizzato nel 1663 ad Augusta. Ma questa è altra storia, una storia che in questo anno centenario, potrà essere approfondita e regalare ulteriori notizie per ricostruire le dinamiche e il culto del Santo in Augusta e nell’intera Arcidiocesi“.

(Nella foto in evidenza: chiesa di San Sebastiano)


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