Cetaceo arenato in spiaggia di Augusta, la precisazione della Guardia costiera


AUGUSTA – È di alcuni giorni fa la notizia del rinvenimento di una stenella, un piccolo cetaceo molto simile a un delfino, agonizzante sulla spiaggia di Agnone Bagni, frazione di Augusta. I bagnanti hanno provato a salvarla, riportandola in mare e provando ad accompagnarla al largo, poi assistiti dalla Guardia costiera. Ma non c’è stato nulla da fare.
A seguito della diffusione della notizia sui social network, con i conseguenti commenti degli utenti, la Capitaneria di porto di Augusta ha ritenuto opportuno stilare una nota di precisazione in relazione ad interventi di tale genere, che esulano dall’attività di polizia e di salvaguardia della vita umana in mare. I chiarimenti riportati qui di seguito, infatti, si sarebbero resi necessari a fronte di “imprecise ed improprie dichiarazioni apparse sul web“.
Viene puntualizzato che “le azioni poste in essere nel tentativo di prestare assistenza ad animali in difficoltà, quali, nel caso specifico, cetacei, rientrano nell’ambito di quelle attività che il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera svolge in ausilio agli enti preposti ad ottemperare a tali incombenze, per le quali il personale del Corpo effettua un’opera di mero concorso, e non dispone di attrezzature specifiche“.
La nota prosegue: “Nell’ipotesi di cetacei giunti sotto costa, a pochi metri dalla battigia, in acque bassissime, non è nemmeno agevole, se non impossibile, giungere con le unità navali militari in dotazione, né i militari in servizio di pattuglia automontata, possono fare granché per alleviare le sofferenze dei poveri mammiferi marini, ormai molto probabilmente, se non quasi certamente, agonizzanti“.
La Capitaneria di porto fa un’ulteriore precisazione in merito alla fattispecie: “Sulla scorta di quanto riferito dai referenti dei competenti servizi veterinari, è infatti possibile asserire che nel caso in cui i cetacei non dovessero presentare evidenti lacerazioni esterne, si tratterebbe di fattispecie caratterizzate dalla verosimile presenza di patologie, quali polmoniti, casi di morbillivirus, o presenza di parassiti intestinali, per le quali gli ipotetici sforzi volti a riportare i cetacei in mare aperto non sono destinati sortire effetti benefici: ciò a causa del malessere patito, e della conseguente perdita di orientamento. Tra l’altro, le specie delle quali sono stati registrati i casi di spiaggiamento, mal sopportano sia la cattività, che le grida ed il fragore prodotti dalle tante persone che si riversano in acqua, attirate dalla curiosità: tale frastuono contribuisce non poco all’insorgenza di infarti, fatali per il malcapitato delfino“.
In conclusione: “Si comprenderà come l’intervento delle motovedette venga sempre garantito, anche nell’ipotesi di condizioni meteorologiche avverse, nel caso in cui si debba salvaguardare la vita umana in mare, ma la sicurezza degli equipaggi non può essere messa assolutamente a repentaglio, nelle medesime condizioni atmosferiche, nel tentativo di prestare assistenza a specie di mammiferi marini in eventuale difficoltà: tentativo che spesso, purtroppo, è comunque vano, così come acclarato nelle indicazioni fornite dagli esperti in materia“.