Politica

Emergenza sbarchi, per il sindaco Di Pietro il sistema è al collasso

AUGUSTA – È ormai l’argomento più discusso di questi giorni, tornato al centro del dibattito politico cittadino a seguito dell’annuncio del sindaco pentastellato Cettina Di Pietro di adottare a breve lo sciopero della fame come arma di persuasione sul tema nei confronti del Governo nazionale.

La cosiddetta “emergenza” sbarchi, anche se una “costante” degli ultimi tre anni, non ha concesso tregua al porto commerciale megarese. La città rimane l’approdo che ha ricevuto più sbarchi in Italia e a quest’ultima domenica, ad esempio, la tendopoli permanente a Punta Cugno ospitava ancora 40 migranti minori non accompagnati.

Il sindaco Di Pietro, con una nota diffusa nella serata di domenica, torna sul proprio annuncio: “In molti, in questi giorni, dopo il mio annuncio sulla decisione di intraprendere lo sciopero della fame, mi hanno chiesto spiegazioni; altri, come al solito, hanno solo criticato il gesto. A tutti i cittadini ritengo doverosa una puntuale spiegazione sulle ragioni del mio gesto, l’ennesimo per la collettività che ho l’onore e l’onere di rappresentare“.

Spiegato, quindi, che dopo l’insediamento ha “da subito scoperto che ad Augusta, a differenza di altri punti di sbarco privi di strutture di accoglienza, vi è una gestione “anomala” degli sbarchi, senza dubbio eccellente sotto il profilo dell’accoglienza ma fortemente penalizzante per l’amministrazione comunale“.

Il riferimento del Sindaco è all’impiego del personale comunale durante le operazioni di sbarco assistito, personale a suo dire “distolto dalle regolari mansioni e che, peraltro, non percepiva alcuno straordinario per le prestazioni effettuate al porto“, che nel frattempo avrebbe accumulato circa 300 mila euro di lavoro straordinario non retribuito.

Da un’interrogazione del M5s al Ministro dell’Interno, riferisce Di Pietro, si è appreso che il ministero non avrebbe pagato il lavoro svolto dai dipendenti comunali, a differenza delle spese per pulire e sanificare l’area portuale, effettuate dalla ditta Pastorino per circa 200 mila euro. Chiosa: “Sono riuscita a scongiurare questa eventualità garantendo, fino dal mese di dicembre, che gli interventi effettuati dalla Pastorino al porto fossero pagati dal ministero“.

Sempre sul fronte dei risparmi, rivendica di aver “ulteriormente ridimensionato gli oneri a carico del Comune nella gestione degli sbarchi, eliminando a partire dal mese di aprile, gli appalti per la pulizia del porto e la fornitura dei bagni chimici“.

Per quanto riguarda le problematiche relative ai minori stranieri non accompagnati, il Sindaco rende noto di aver scritto alla Questura e alla Procura dei minori di Catania e di aver ricevuto in risposta come risposta che “a norma di legge, in barba al fatto che ad Augusta non esistono strutture per la loro accoglienza, rimaneva comunque una mia responsabilità, rischiando di incorrere nel reato di omissione d’atti di ufficio ed abbandono di minori“.

Quindi rivendica le battaglie contro eventuali strutture permanenti all’interno del porto: “Sono seguiti, pertanto, già nel mese di ottobre specifiche richieste al Prefetto in modo che anche ad Augusta, così come in altri punti di sbarco, non fosse allestita una tendopoli permanente e si utilizzasse il sistema adottato a Catania, così come in altri porti, ovvero sbarco ed immediato trasferimento dei migranti nei centri di accoglienza; ho portato avanti la battaglia per evitare la costruzione di un hotspot (centro di identificazione dei migranti) all’interno del nostro porto, prima con interlocuzioni dirette con il ministro Delrio, poi con il capo dipartimento per l’immigrazione prefetto Morcone e, infine, con un documento condiviso con l’intero Consiglio comunale; ho evidenziato la grave situazione: al Consiglio comunale, al Comitato portuale, in convegni sull’immigrazione, in molteplici interventi sulla stampa, in tv, con post nella mia pagina, ma nulla, il nostro Governo è rimasto sordo!“.

Venendo alle iniziative più recenti, il Sindaco ricorda, oltre ai sopralluoghi della deputazione del M5s, un question time in cui il ministro Alfano avrebbe “nuovamente mentito dicendo che ad Augusta non c’è un hotspot, mentre in realtà al porto vengono eseguite le attività di identificazione degli immigrati con attrezzature che vengono utilizzate negli hotspot“.

Segnala che i volontari della Protezione civile comunale, che gratuitamente prestano la propria opera di assistenza ai migranti presso la banchina commerciale, “sono arrivati allo stremo delle forze, impegnati notte e giorno, sabato e domenica anche a recuperare i numerosi migranti fuggiti dal porto” e che il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati “è saturo, non ci sono più posti dove accoglierli in tutta la Sicilia, nonostante gli sforzi dei servizi sociali del nostro Comune“.

Conferma che da un mese la situazione sarebbe “arrivata davvero al collasso“, motivo per cui ha deciso di percorrere la via della lettera al presidente del Consiglio Renzi ed al ministro Alfano, richiedendo un intervento urgente in favore di Augusta, “senza il quale non mi è rimasto che minacciare, ripeto dopo un anno di azioni a tutti i livelli, lo sciopero della fame“.

Conclude: “Lo faccio perché questa città ha il diritto di essere rispettata; per la sicurezza dei miei cittadini e per garantire il reale sviluppo economico del nostro porto commerciale. Non pretendo che tutti condividano il mio operato o la mia decisone, ma che almeno, prima di fare attacchi sterili e becere strumentalizzazioni, si abbia coscienza che questo è un gesto estremo e non un “capriccio” estivo, preceduto da un anno di duro, a volte proficuo, ma sempre cosciente lavoro per la mia città“.


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