Faglie del mar Ionio potenzialmente pericolose: il sisma Ml 4.2 del Venerdì santo


AUGUSTA – La terra ha tremato ad Augusta e nella Sicilia sud-orientale, nella notte tra il Giovedì e il Venerdì santo, alle ore 3,34, anche se l’epicentro del sisma di magnitudo 4.2 è stato localizzato dall’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) nel mar Ionio a circa 38 km a est dalla costa di Augusta e con ipocentro a ben 33 km di profondità. Abbiamo chiesto il contributo scientifico dell’augustano Marco Neri, primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sezione di Catania, nonché autore del blog Osservatorio Etna su La Gazzetta Siracusana.it.
Il sisma che alle ore 3:34 del 15 aprile 2022 ha svegliato e allarmato numerose persone lungo la costa orientale siciliana non si presenta certo come un evento raro. È stato un tipico sisma innescato dal movimento di una faglia, cioè una frattura della crosta terrestre, localizzata sul fondale del mare Ionio.
L’ubicazione epicentrale calcolata dalla rete sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia lo colloca a 38 km di distanza dalla costa augustana, ad una profondità ipocentrale di circa 33 km. Una profondità non lontana dalla Moho, cioè la zona interna alla Terra che separa la crosta terrestre dal sottostante mantello. Proprio la profondità relativamente elevata, accoppiata ad una magnitudo non eccezionale (Ml 4.2) hanno causato l’estesa avvertibilità del sisma, senza produrre alcun danno a manufatti ed edifici. Inoltre, l’epicentro di questo sisma si trova in una porzione di fondale marino segnato dalla presenza della Faglia di Alfeo, un elemento tettonico secondario della cosiddetta Scarpata di Malta che potrebbe essersi mosso generando il sisma (vedi Figura in copertina).
D’altra parte è ben noto che la Sicilia orientale è caratterizzata dalla presenza di faglie sismogenetiche importanti, alcune delle quali innescano, da milioni di anni, anche la risalita di magmi dal mantello terrestre, fino a generare il vulcano continentale più imponente d’Europa: l’Etna. Ed infatti, percorrendo la costa compresa tra Capo Passero e la Piana di Catania, si notano numerosi strapiombi rettilinei, quasi verticali, che indicano proprio la presenza delle numerose faglie sismogenetiche che delimitano i Monti Iblei verso oriente, “affondandoli” nel Mare Ionio.
La pericolosità sismica di questa area edita dall’INGV è considerata di valore medio. Come succintamente descritto sopra, terremoti anche più forti di quello avvenuto il 15 dicembre 2022 sono possibili, per quanto la loro frequenza non è particolarmente alta.

Figura 1 – Mappa di pericolosità sismica della Sicilia orientale, con indicazione dell’epicentro del sisma 15 aprile 2022 (stella bianca). Estratto dal blog INGVterremoti: https://ingvterremoti.com/2022/04/15/evento-sismico-del-15-aprile-2022-ml-4-2-al-largo-della-costa-siracusana/
Nel loro insieme queste faglie appartengono alla Scarpata di Malta sopra citata, che appare come la struttura tettonica più importante del Mediterraneo centrale, che “apre” la crosta terrestre in Sicilia orientale e permette la risalita dei magmi dal mantello. Si tratta di un imponente e pericoloso sistema di faglie sismogenetiche, cioè capaci di generare terremoti, il cui piano principale si trova poco al largo delle coste orientali siciliane, per cui non ne possiamo apprezzare appieno l’entità perché è “nascosto” dalle acque del Mare Ionio. Se prosciugassimo il mare, noteremmo che le sue faglie si estendono per oltre trecento chilometri di lunghezza producendo nel fondale marino una scarpata profonda fino a tremila metri. È proprio la Scarpata di Malta che ha generato, l’11 Gennaio 1693, il sisma più violento accaduto negli ultimi mille anni in Italia, quello della Val di Noto: Magnitudo Mw 7.4, cinquantaquattromila vittime ed uno tsunami devastante. Sempre alla Scarpata di Malta è imputabile il più recente sisma di magnitudo Mw 5.6 che il 13 dicembre 1990 ha scosso violentemente il territorio siciliano, accompagnato da un forte boato e seguito da numerose repliche che perdurarono per diversi giorni. Il sisma è ricordato come il “terremoto di Santa Lucia” (il nome del santo venerato in quel giorno).
Marco Neri*
*Primo ricercatore, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Sezione di Catania, Osservatorio Etneo
Bibliografia citata: Marco Neri, Eleonora Rivalta, Francesco Maccaferri, Valerio Acocella, Rosolino Cirrincione (2018). Etnean and Hyblean volcanism shifted away from the Malta Escarpment by crustal stresses. Earth and Planetary Science Letters Volume 486, Pages 15–22, https://doi.org/10.1016/j.epsl.2018.01.006.
In copertina: localizzazione epicentrale del sisma Ml 4.3 del 15 aprile 2022 (stella gialla) nel contesto tettonico del Mediterraneo centrale (disegno modificato da Neri et al., 2018 https://doi.org/10.1016/j.epsl.2018.01.006)