“Hotspot per migranti allontana investitori”, la denuncia di un operatore portuale
AUGUSTA – Non si fa in tempo a gioire per l’ufficialità dell’indicazione del porto di Augusta quale sede della prossima Autorità di sistema portuale, comprendente il porto di Catania, che torna attuale il tema della realizzazione dell’hotspot per migranti. “Hotspot” è il termine utilizzato per indicare i centri di sbarco, prima accoglienza e identificazione voluti dall’Unione europea, di concerto con il Ministero dell’Interno, sul territorio italiano, per un totale di sei strutture.
Nel dibattito tra forze politiche, operatori portuali e cittadini, si è tornati a discutere di sviluppo del porto, ovvero di container, di traghetti, di potenziali grandi investitori per il rilancio del porto commerciale megarese. Ma gli operatori portuali hanno sempre denunciato il problema della carenza di banchine, anche per i continui sbarchi di migranti e il rischio, reso concreto dal bando di Invitalia del 29 ottobre, di vedere occupati gli spazi interni di Punta Cugno, dopo l’attuale tendopoli, anche da un centro di identificazione permanente.
Abbiamo raccolto in esclusiva la denuncia di Domenico Capuano, titolare di una delle ditte operanti nel porto. Esordisce con parole chiare e nette: “Bisognerebbe fare qualcosa affinché il campo venga spostato e, poi, non si realizzi un hotspot all’interno del porto di Augusta; la situazione irrigidisce i potenziali investitori“.
Alla domanda se esista un’alternativa nel territorio di Augusta, risponde: “In questo caso si dovrebbe individuare un posto dove far attraccare le navi delle operazioni di salvataggio diverso dal porto commerciale e, senza un investimento, non credo possa esserci un pontile funzionale agli sbarchi assistiti; inoltre, se si devono prevedere investimenti, che si facciano a questo punto per rendere il porto più appetibile agli investitori“.
Non si tira indietro sulla proposta, rispolverando l’idea dell’Assoporto Augusta: “L’hotspot sarebbe realizzabile nel porto di Corigliano Calabro, che è una cattedrale nel deserto, dove si potrebbe realizzare quanto necessario, dai pontili, alle tendopoli, agli spazi per la quarantena“.
Capuano non riesce a spiegare le dinamiche che hanno portato a ritenere il porto di Augusta candidato per l’hotspot, ma sgombra il campo da possibili equivoci: “Nessun porto che si chiami porto sarebbe conciliabile con un hotspot per migranti; l’accoglienza doverosa non può andare a intaccare lo sviluppo economico di un porto come quello di Augusta, soprattutto adesso che la riforma della portualità l’ha reso la base dell’Autorità di sistema portuale“.
Sul tema le forze politiche, di maggioranza e opposizione, avevano già trovato una convergenza in occasione della mozione consiliare del 12 ottobre, che infatti richiedeva: la designazione del porto di Augusta quale sede dell’Autorità di sistema portuale e il diniego al rilascio di autorizzazione all’istituzione di un hotspot per i migranti nel territorio di Augusta.
Per ottenere un successo a beneficio della collettività anche su questo secondo aspetto della mozione, Capuano rivolge un appello alla politica cittadina: “Si coinvolgano gli operatori portuali in azioni concrete per raggiungere l’obiettivo; proporrei manifestazioni forti, come bloccare per alcune ore l’operatività del porto, con gli operatori portuali e le forze politiche in prima linea“.
Sul porto commerciale di Augusta, potenziale volano per lo sviluppo dell’intero territorio, è previsto un confronto giovedì sera dalle ore 20,05 nel corso del programma radiofonico “Mi sono rotto!!!” di Radio Musmea, realizzato in collaborazione con La Gazzetta Augustana.it, che vedrà ospiti, oltre agli operatori portuali, il sindaco Cettina Di Pietro e l’assessore allo Sviluppo economico Giuseppe Schermi.