Interrogazione di Luigi Di Maio sull’hotspot per migranti di Augusta


AUGUSTA – Mercoledì 27 il parlamentare pentastellato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Interno e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti in merito alla prevista costruzione dell’hotspot per migranti all’interno del porto commerciale di Augusta.
Ne dà notizia il sindaco di Augusta Cettina Di Pietro, aggiungendo che “la decisione di costruire un hotspot all’interno del porto commerciale megarese vedrebbe fortemente ridimensionate le prospettive di sviluppo economico, oltre a non garantire i livelli di sicurezza necessari; a maggior ragione tale decisione pare ancor più incomprensibile a seguito della conferma di Augusta come sede di Autorità di Sistema portuale per la Sicilia orientale”.
Nell’interrogazione il parlamentare Di Maio fa riferimento al bando pubblicato sul sito web del Ministero dell’Interno il 2 novembre, relativo alla gara per la realizzazione di due strutture per l’accoglienza dei migranti all’interno dei porti di Taranto e Augusta. L’interrogante rileva che “occorre peraltro considerare che le medesime aree sarebbero interessate da concessioni a soggetti privati che non risulterebbero, al momento, essere state revocate; inoltre, non potrebbero essere avviati i cantieri previsti per i prossimi mesi per la realizzazione di progetti già appaltati e finanziati, con la conseguente perdita di finanziamenti già previsti“.
Presume una violazione della norma di classificazione dei porti e delle relative funzioni, dal momento che il porto megarese dovrebbe avere esclusivamente “funzioni commerciale, industriale e petrolifera, di servizio passeggeri, peschereccia e turistica e da diporto”, ovvero, sottolinea Di Maio, “funzioni radicalmente diverse rispetto a quelle previste da un hotspot“.
Inoltre, paventa la violazione della norma che prevede che uno dei compiti dell’Autorità portuale sia “l’affidamento e il controllo delle attività dirette alla fornitura a titolo oneroso agli utenti portuali di servizi di interesse generale, non coincidenti, né strettamente connessi alle operazioni portuali di cui all’articolo 16, comma 1, individuati con decreto del Ministro dei Trasporti e della Navigazione, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge”, procedura che non risulterebbe ottemperata.
Ancora, si legge nell’interrogazione del parlamentare pentastellato, “risulterebbe non solo la mancanza di un qualsiasi provvedimento di concessione o affidamento da parte dell’Autorità portuale di Augusta per l’utilizzo dell’area interessata dal bando di gara, ma addirittura vi sia stato un parere contrario del Comitato portuale dell’Autorità alla realizzazione del cosiddetto hotspot all’interno dell’area portuale“.
Luigi Di Maio, quindi, annuncia: “Si agirà in ogni sede nazionale e sovranazionale al fine di ripristinare la legalità e evitare la costruzione di questo hotspot, che da un lato minaccerebbe la sicurezza della cittadinanza e, dall’altro, frustrerebbe ogni opportunità di sviluppo economico-commerciale della città legata ad un porto già classificato come “core”, nonché recentemente individuato come sede di Autorità di Sistema portuale“.
Con l’interrogazione parlamentare richiede, in definitiva, i seguenti chiarimenti.
Per quanto concerne le competenze del dicastero degli Interni, “se il Ministro dell’Interno abbia chiesto l’autorizzazione dell’Autorità portuale di Augusta e, in caso positivo, se l’abbia ottenuta prima dell’emissione del citato bando; qualora tale autorizzazione non sia stata richiesta, non sia stata concessa o sia stata negata, se il Ministro dell’Interno non ritenga di dover agire in autotutela sospendendo qualsiasi procedura e verificando la possibilità di ritiro del bando, in tal caso evidentemente viziato“.
Per quanto invece di competenza del dicastero dei Trasporti, “se il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti abbia autorizzato l’installazione di tale hotspot; qualora l’abbia fatto per quale ragione abbia concesso il suo assenso; qualora non l’abbia fatto, se non intenda adottare iniziative anche nei rapporti con il Ministero dell’Interno, a tutela delle proprie competenze“.