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Maestranze civili di Marinarsen protestano: “Restituiteci la festa di San Giuseppe”

AUGUSTA – Come esposto nella rubrica de La Gazzetta Augustana.it dedicata alla storia di Augusta, la tradizione delle celebrazioni di San Giuseppe per oltre mezzo secolo ha coinvolto anche Marinarsen, con i dipendenti a esporre e portare in processione all’interno del comprensorio militare il simulacro del Santo, stabilmente e accuratamente custodito dentro un’antica edicola dello stesso stabilimento.

Quest’anno, in occasione del lunedì santo, il personale civile che opera all’interno dell’Arsenale militare marittimo di Augusta è rimasto in attesa del Santo, di ritorno dalla chiesa di San Domenico, per accompagnarlo in corteo “nato spontaneamente” fino alla sua dimora, l’edicola summenzionata ricavata nelle antiche mura spagnole. Ciò succedeva a distanza di qualche giorno dalla conclusione della tradizionale festa di San Giuseppe, svoltasi quest’anno il 17 marzo, per la prima volta dal 1951 senza la rituale processione all’interno dello stabilimento.

A riguardo, la Cgil Difesa dirama una nota stampa a firma del segretario Sebastiano Trigilio: “Il simulacro si trovava nella chiesa di San Domenico in quanto le incerte condizioni meteorologiche sconsigliavano la funzione religiosa in un luogo aperto all’interno dell’Arsenale. La messa avrebbe dovuto essere celebrata lì dall’arciprete della chiesa Madre di Augusta, don Palmiro Prisutto. Ma, di lì a poco, per qualche motivo di cui non ci è dato sapere, la decisione assunta dalle sole gerarchie militari in via del tutto unilaterale di svolgere la cerimonia nel cortiletto ricavato tra le nuove palazzine direzionali dell’Arsenale“.

Si riferisce: “Ha avuto così inizio la messa, presieduta dal cappellano militare, mentre il simulacro del Santo rimaneva in custodia presso la chiesa di San Domenico. Alla funzione partecipava il personale militare, il Comandante di Marisicilia, il Direttore dell’Arsenale, assenti polemicamente i dipendenti civili della difesa che, decidevano di non partecipare, in quanto gli stessi reclamano un ritorno alla tradizione nata nel lontano 1951 ad opera del defunto dipendente Carmelo Spirio“.

Fu il fabbro Carmelo Spirio, nel 1951, a costruire coi mattoni rossi pressati di Sicilia, all’interno del comprensorio militare, un’edicola votiva dedicata al Santo patrono degli artigiani e degli operai, proprio davanti all’officina dove egli stesso prestava servizio. In quell’anno, con il consenso dell’amministrazione militare, Spirio riuscì a realizzare, assieme al suo reparto, la prima festa di San Giuseppe dell’Arsenale, probabilmente inconsapevole di avere dato inizio ad una vera e propria tradizione. Da quel momento la festa venne organizzata a turno dai vari reparti dell’Arsenale militare. Al mattino veniva portato in processione un piccolo simulacro di San Giuseppe, poi veniva celebrata la messa a cui partecipavano tutti i lavoratori con le rispettive famiglie, le autorità civili e militari e le orfanelle dell’Istituto Parisi-Zuppello Santangelo, ricorrenza questa ultimamente emulata anche dagli arsenali di Taranto e La Spezia.

Quindi, nella nota si esplicita la protesta delle maestranze civili di Marinarsen: “Abbiamo registrato che con il passare degli anni la festa delle maestranze operaie organizzata a turno dai vari reparti dell’Arsenale, nostro malgrado, è stata pian piano snaturata diventando sempre più cerimonia militare e sempre meno festa delle maestranze e dei relativi familiari, facendo discostare sempre più quell’orgoglio nato nel 1951 e il senso di appartenenza ad una comunità che in quella festa riconosceva il proprio mestiere come opera indispensabile, doverosa e fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi comuni, così come l’aveva concepita “onorevolmente” il defunto dipendente Carmelo Spirio, fabbro dell’Arsenale militare di Augusta“.

Infine l’appello: “Quanto avvenuto giovedì 17 marzo non passi semplicemente come mero fatto di cronaca, ma costituisca un punto di riflessione affinché la tradizionale Festa di San Giuseppe dell’Arsenale sia restituita alle maestranze civili“.


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