Augusta, associazione clownterapia dona tablet all’ospedale e sorrisi ai colloqui dei detenuti
AUGUSTA – Gli “artisti della gioia” dell’associazione di clownterapia “Il sorriso che vorrei” (costituita nel 2016 e attualmente ente del terzo settore) hanno donato nei giorni scorsi quattro tablet all’ospedale “Muscatello” di Augusta, per consentire ai pazienti ricoverati nei reparti di mantenere i contatti con i propri cari. È l’ennesima donazione al nosocomio da parte dell’associazione, che al contempo ha avviato un progetto con la casa di reclusione di Augusta.
In più occasioni, nel tempo, i volontari dell’associazione si sono prodigati contribuendo ad alleviare la degenza dei pazienti, donando dal calcio balilla per il reparto di Psichiatria a moderni televisori per tutti i reparti dell’ospedale e per la sala di attesa del pronto soccorso, a piccoli doni realizzati a mano e dolci per le feste.
I tablet sono stati consegnati lo scorso 19 ottobre nelle mani del direttore generale dell’Asp di Siracusa, Salvatore Lucio Ficarra, da parte del presidente dell’associazione, Mauro Cacace, presenti il direttore sanitario dell’ospedale “Muscatello”, Antonio La Ferla e una delegazione di volontari. La scelta sullo strumento donare è ricaduta sui tablet per l’esperienza della vicepresidente dell’associazione, Sonia Salamone, che ha spiegato: “L’idea nasce dal mio vissuto personale con mia madre, prima del suo decesso – ha raccontato – quando, durante il suo ricovero in ospedale, a causa delle norme restrittive anti-Covid, non ha avuto la possibilità, così come gli altri pazienti, di ricevere visite di parenti o amici. Con questo dono vogliamo dare un sorriso agevolando le altre persone ricoverate a rimanere in contatto con i propri affetti“.
“La generosità dimostrata dalle Associazioni di volontariato è encomiabile – ha detto il direttore generale dell’Asp, Salvatore Lucio Ficarra – e questa degli artisti della gioia, che ringraziamo, è l’ennesimo esempio che conferma Augusta patria della generosità, considerato che le donazioni per questo ospedale sono all’ordine del giorno e sono utili ad alleviare le sofferenze delle persone ricoverate soprattutto, come in questo caso, a causa del Covid poiché i contatti umani si sono dovuti necessariamente ridurre per tutelare gli stessi pazienti”.
“Siamo lieti di continuare a collaborare con la direzione dell’ospedale Muscatello – ha detto Mauro Cacace, presidente dell’associazione “Il sorriso che vorrei” – aiutando i pazienti ricoverati e allo stesso tempo anche i parenti che, grazie ai tablet, avranno la possibilità, soprattutto quelli che vivono fuori Augusta, di mantenere i contatti e ridurre il senso di solitudine”.
E non è l’unico fronte di servizio per gli “artisti della gioia”. Il presidente Cacace, attraverso una nota precedente alla donazione, ha ricordato che alla fine dello scorso anno l’associazione è stata contattata da Franca Nicolosi, responsabile dell’Area trattamentale della casa di reclusione di contrada Piano Ippolito, per un progetto primo nel suo genere in questa struttura detentiva.
“L’obiettivo del progetto è quello di allietare i momenti di attesa all’interno di una sala appositamente dedicata, dei familiari e soprattutto dei bimbi, prima dell’incontro con i propri parenti “residenti nella Casa di reclusione di Augusta” – ha spiegato – Questo progetto ha rappresentato per gli “artisti della gioia” una nuova e meravigliosa opportunità per mettersi alla prova in un ambito ed un contesto completamente nuovo“.
“L’associazione ha accettato questa nuova opportunità con grande entusiasmo, ed ha prontamente elaborato un progetto che mirasse non solo ad alleggerire gli stati d’animo, ma anche a far esprimere e vivere le emozioni partendo dai più piccoli, tramite diverse attività ludiche, l’uso dei colori e piccoli laboratori, fino ad arrivare ai più adulti attraverso un adeguato coinvolgimento ed un importante ascolto attivo – ha aggiunto Cacace – Le attese prima dei colloqui iniziano molto presto al mattino e generalmente non durano molte ore ma, in quei minuti trascorsi insieme disegnando laghi, montagne o prati verdi, piuttosto che giocando con dei semplici foglietti di carta ad una “tombola” rudimentale oppure semplicemente ascoltando le parole di chi ti parla in modo più profondo, ci si accorge di quanta bellezza può esserci anche all’interno di ambienti che spesso sono stigmatizzati a livello sociale“.