Augusta, consiglio monotematico su vendita raffineria Esso senza interlocutori. Bonifiche, Cafeo rivela: “Ecco perché non si utilizzano i fondi europei”
AUGUSTA – Mentre Esso Italiana e Sonatrach finalizzavano l’operazione di trasferimento della raffineria di Augusta e dei tre depositi associati (vedi articolo), venerdì, il Consiglio comunale di Augusta si riuniva in seduta monotematica su un ordine del giorno richiesto dall’opposizione a maggio, quando si apprese la notizia della cessione alla compagnia di Stato algerina.
Con un odg che recitava testualmente: “Situazione della vendita raffineria Esso di Augusta, prospettive per il futuro e azioni da intraprendere a tutela dei lavoratori, dello sviluppo economico e tutela del territorio”.
Assenti tutti gli interlocutori naturali, dai rappresentanti delle due società del settore petrolifero ai sindacati (al netto della questione sulla mancata ricezione dell’invito telematico da parte di quest’ultimi, sollevata dal consigliere Giancarlo Triberio), parti quella datoriale e sindacale che si sono incontrate più volte fino all’accordo siglato in ottobre per i circa 660 lavoratori diretti. Il dibattito consiliare ha quindi virato da subito sul terzo aspetto, la tutela del territorio e in particolare l’annosa vicenda delle bonifiche.
Presente il deputato regionale Pd, Giovanni Cafeo, che da segretario della commissione Attività produttive ha audito all’Ars i vertici delle due società, i quali hanno rassicurato, almeno verbalmente, sul mantenimento dei livelli occupazionali. Ma ha poi evidenziato il tema delle risorse per le bonifiche.
Sua la rivelazione che “sulla base dell’Apq sulle bonifiche, anche se è scaduto nel 2015, ancora alla Regione sono fermi 70 milioni per le bonifiche nella nostra zona industriale e 4 milioni per Milazzo“. Su questo fronte ha annunciato di aver richiesto alla presidenza dell’Ars, insieme al collega pentastellato Nuccio Di Paola, l’istituzione di una commissione d’inchiesta sullo stato delle bonifiche e sull’utilizzo di questi fondi.
E ancora: “Siccome sono rimasti dei soldi non spesi di destinazione vincolata, nonostante la chiusura degli uffici speciali per le aree ad elevato rischio industriale, con le competenze passate all’assessorato regionale Territorio e Ambiente, risultavano non spesi ulteriori 40 milioni di euro“.
Di certo non si tratta dell’ammontare necessario alla bonifica dell’intero Sin ma lascia interdetti apprendere da Cafeo che “una delle linee di finanziamento che ha avuto spesa certificata pari a zero sono i fondi europei per le bonifiche“. Per il deputato regionale c’è però un “inghippo” burocratico: “I fondi europei non si possono utilizzare per le caratterizzazioni, per cui non essendoci le caratterizzazioni non si sa quale azione di bonifica attuare e quindi non si possono utilizzare i fondi europei“. Pertanto la proposta, che auspica politicamente trasversale, in vista della prossima finanziaria regionale: istituire “un fondo di rotazione regionale che venga utilizzato per le caratterizzazioni, quindi utilizzare i fondi europei per le azioni di bonifica che ripagano le spese delle caratterizzazioni“.
Nel dibattito consiliare è intervenuta anche il sindaco Cettina Di Pietro, che sulla cessione della raffineria di Augusta ha affermato preliminarmente che “non è una competenza diretta di un’amministrazione o di un consiglio comunale interferire in via burocratica all’interno di dinamiche di natura commerciale tra privati“. Ha inoltre inteso precisare che non ci fu con i sindaci di Augusta e Melilli “nessun accordo preventivo, siamo stati contattati all’ultimo momento e si è ritenuto di fare questo passaggio“, cioè la “visita di cortesia“, come lei stessa l’ha definita, ricevuta dall’amministratore delegato di Sonatrach a maggio. Da allora, a detta del primo cittadino, “non c’è stato nessun contatto di natura formale“.
Il sindaco pentastellato ha poi ribadito la critica espressa nei giorni scorsi verso le due società, Esso e Sasol, che hanno impugnato i rispettivi decreti di rinnovo delle Aia (Autorizzazioni integrate ambientali). Una critica a cui anche in consiglio comunale ha fatto eco il senatore 5 Stelle Pino Pisani, che aveva affermato: “I ricorsi si basano su rimostranze, in alcuni casi, inaccettabili come la difficile sostenibilità finanziaria dell’adeguamento alle prescrizioni del piano regionale, piano che si allinea alla più recente normativa internazionale, vigente in materia: assurdo a fronte degli ingenti profitti ancora realizzati dalle industrie petrolchimiche“.
Il senatore augustano ha poi riferito all’aula di aver proposto un emendamento alla legge di bilancio statale per un “fondo incrementato con una somma pari allo 0,5 per cento degli utili relativi a ciascun esercizio finanziario delle industrie le cui attività ricadono nei Sin, compresi nella regione siciliana“, risorse da destinare agli enti locali che insistono sul Sin “in misura proporzionale all’incidenza e prevalenza di malattie degenerative e tumorali, così come certificato dai relativi registri dei tumori“.
Mentre nulla di fatto, per ora, in merito alla visita nel quadrilatero industriale del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, annunciata a settembre dal senatore e per la quale il ministro non gli avrebbe ancora dato disponibilità.
Tra le associazioni presenti che si occupano di diversi aspetti delle problematiche del quadrilatero industriale: il “Movimento aretuseo per il lavoro, la sicurezza e le bonifiche“, esistente da tre anni, il cui rappresentante ha invitato a puntare i fari sulla precarietà, i contratti a termine nella zona industriale, invitando a “non dividere tra diretti e indiretti, tra cittadini e lavoratori“; il “Comitato stop veleni“, la cui portavoce ha detto della seduta consiliare “deludente, non abbiamo appreso niente di nuovo“, constatando che “manca l’interlocutore” per poi abbandonare i lavori.
Più volte tirata in ballo nel corso del consiglio comunale la vicenda dei 123 lavoratori ex Set impianti, con il consigliere d’opposizione Giuseppe Schermi a richiedere ancora una volta un odg specifico e il collega pentastellato Marco Patti a sostenere invece che “non è vero che 123 famiglie sono a spasso, perché i lavoratori della ex Set impianti stanno iniziando a lavorare“. Una vicenda su cui abbiamo raccolto le parole dell’ex consigliere Nilo Settipani, operaio ex Set impianti e testimone del travagliato percorso per ottenere il riassorbimento e le spettanze pregresse dal Consorzio Synergo, impresa gelese che ha rilevato la società dichiarata fallita lo scorso maggio. “Il problema non è se i lavoratori hanno iniziato o no a lavorare, ma nel fatto che per sette mesi i 123 lavoratori non hanno percepito alcuna cassa integrazione, alcuna mobilità, nessuna disoccupazione“, ci ha detto Settipani sui lavoratori ex Set impianti, che “tuttora stanno subendo un gravissimo danno, anche dalla politica“, e che, ricorda, “aspettano ancora dal ministro Di Maio il decreto per coprire il buco di sei mesi con la cassa integrazione“.