Da ogni parte del mondo ad Augusta: conosciamo gli studenti stranieri di Intercultura
AUGUSTA – Nei locali della parrocchia di S. Giuseppe Innografo si è svolta una piccola festa di saluto per gli alunni stranieri che hanno partecipato al progetto della “settimana di scambio” che Intercultura organizza ogni anno.
Un laboratorio di scambio nello scambio in cui i giovani studenti viaggiatori, già partecipanti al progetto di un anno di studi all’estero, sono invitati a conoscere aspetti diversi della cultura, dei luoghi e della vita del Paese ospitante.
Per l’occasione, venerdì sera, 24 marzo, il centro locale di Intercultura e la presidente Brigida Stano ci hanno consentito di conoscere tutti gli studenti stranieri ad Augusta, tra i sedici e i diciotto anni, che provengono dalle più disparate località del mondo.
Ciò che colpisce è la loro iniziale timidezza, quasi una certa riverenza nei confronti di una testata interessata alla loro esperienza, ma subito dopo lasciano spazio all’esuberanza della loro giovane età e cominciano a parlare di sé, delle loro origini e del loro impatto con l’Italia e gli Italiani.
Il primo a presentarsi è un gigante ma con la faccia da bambino, scuro e con tratti latini. Infatti Andres Meja viene dall’Honduras, ci racconta che il suo impatto con l’Italia non è stato dei migliori e che a Bologna ha avuto qualche problema con la famiglia ospite e da lì è stato trasferito a Roma, dove ha finalmente trovato un equilibrio e il piacere di conoscere la nostra cultura, che non ritiene poi così diversa da quella latino-americana.
Troviamo Marco Brokkent, dall’Olanda, che ci spiazza non appena comincia a parlare perché ha un accento veneto. Come lui, spesso gli studenti stranieri del progetto assumono l’accento e alcune inflessioni dialettali della regione in cui sono ospiti. E Magnus Gylfason, che viene dall’Islanda e non ha la minima titubanza mentre parla un italiano impeccabile, peraltro con un accento da vero padovano.
C’è chi viene dalla Turchia ed è Cigdem Citak, che ha subito notato le grandi differenze che esistono tra l’Italia del Nord e del Sud, come ha fatto anche Mako Yamauchi, dal Giappone, che ha trovato il Sud bellissimo ma privo dei servizi basilari. Poi, Kristianne Nolsoee dalla Danimarca che, forse per timidezza, non evidenzia le diversità tra le “Italie”, a parte i diversi stili di vita rilevati nella quotidianità. Tra i sette studenti stranieri protagonisti della “settimana di scambio”, per completezza di informazione, anche Tania Kasiwat, dalla Thailandia.
Lo stesso messaggio ci arriva anche dalle studentesse di Intercultura già in città per il percorso annuale, come Yining Gong, dalla Cina, che vorrebbe proseguire con gli studi universitari in Italia, e Daniela Vilches Molina, dal Cile, che si è lanciata in un’affermazione mai scontata: “Forse sarà perché lo avete sempre davanti, ma per noi che non viviamo in un’isola con attorno il mare tutto ciò è stupendo!”. La statunitense Vivian Liu, l’argentina Julieta Bustamante, il cinese Beichen Zhu e la giapponese Nonoko Doi, quest’ultima ospite di una famiglia lentinese, completano la “formazione” di coloro già immersi nell’anno scolastico in corso in istituti superiori del territorio.
Piccoli viaggiatori con le loro piccole storie si raccontano ai loro nuovi amici di una nuova terra e che portano i loro occhi, le loro menti e le loro emozioni a miscelarsi con nuove culture, per vivere in un mondo che non discrimini ma che sia aperto all’umanità.
Marcello Marino