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Da Zanardi a Rio, intervista esclusiva al prossimo olimpionico

Salvo Ravalli atleta paralimpico augustano canoa kl1

Salvo Ravalli atleta paralimpico augustano canoa kl1AUGUSTA – Ha 44 anni, ma è al top, riuscendo a “mettere la punta davanti” agli avversari di mezzo mondo, ventenni compresi. Orgoglioso di essere augustano, anche se la passione sportiva gli impone la spola da Catania e da Roma. Sta stupendo tutti, innanzitutto la Federazione italiana canoa kayak, che ha trovato nel suo talento il terzo pass per i Giochi paralimpici che si terranno a Rio de Janeiro il prossimo anno.

È Salvo Ravalli, atleta della paracanoa, specialità KL1, recentemente balzato agli onori dello sport nazionale per aver conquistato, dopo i 13 titoli italiani sulle tre distanze dei 200, 500 e 1000 metri, anche un argento agli europei di Racice e un argento ai mondiali di Duisburg. Ieri ai mondiali di Milano, in una tiratissima finale ha centrato il sesto posto, ultima posizione utile per ottenere l’agognato pass per il Brasile.

Anche a giudicare dai risultati, sembreresti un canoista di lunga esperienza. Ma c’è un “ma”…

Ma sono salito su una canoa solo due anni e quattro mesi fa… In realtà ho iniziato con la handbike, mezzo utilizzato nel paraciclismo. È lo sport diventato famoso grazie all’impegno di Alex Zanardi. Ho avuto modo di conoscerlo, in varie occasioni si è perfino messo a disposizione, spiegando a me e ad altri paratleti i segreti del mezzo.

E allora perché l’improvviso passaggio dalla handbike alla canoa?

Un amico catanese, anch’egli disabile, un giorno mi fece una domanda: “Ti piace il mare?”. Gli risposi: “Certo, sono augustano e amo il mare”. E allora mi invitò a provare una canoa. Me ne sono innamorato. Negli sport di terra puoi incappare nelle barriere, mentre sull’acqua non ci sono ostacoli e ti sembra di volare”.

Come si diventa in così poco tempo un paratleta di livello mondiale?

Con passione e grande spirito di sacrificio. Bisogna trovare innanzitutto la società sportiva giusta ed io l’ho trovata nel Circolo Canoa Catania, con l’allenatore Daniele Romano. Poi bisogna allenarsi tutti i giorni. Personalmente mi alleno due volte al giorno, dividendo il mese tra il circolo catanese e il centro federale di Castel Gandolfo.

Ieri hai centrato un risultato ed un pass prestigioso. Vale più delle medaglie già conquistate?

Vale il sogno dei Giochi olimpici. E di sicuro questi mondiali milanesi sono stati la competizione più dura e selettiva. Le nazioni rappresentate erano 109, ovvero 109 paratleti provenienti da tutto il mondo con in testa la qualificazione per Rio.

Immaginiamo che avrai ricevuto molti incoraggiamenti in questi giorni. Ne puoi citare uno particolare?

A parte innumerevoli messaggi di sostegno da parte dei miei concittadini augustani e degli amici con cui mi alleno quotidianamente, mi piace ricordare la telefonata dopo la vittoria della batteria da parte di Antonio Scaduto (ultimo atleta augustano ad aver vinto una medaglia olimpica, proprio nella canoa, ndr).

Cosa prevede il tuo calendario?

Rientrerò ad Augusta per rilassarmi qualche giorno, poi a fine mese si parte per Rio. Si tratta di un test sull’accessibilità delle infrastrutture in prospettiva dei Giochi.

Considerata la grande tradizione delle società augustane di canoa e canottaggio, possibile che tu non abbia trovato una società disponibile ad Augusta?

È capitato così. Poi non me la sento di chiedere e a Catania hanno sempre agito senza che io chiedessi. Ad esempio, la società catanese mi ha messo a disposizione perfino una villetta sul fiume San Leonardo (che segna proprio il confine del territorio comunale di Augusta, ndr) per consentirmi di preparare al meglio questi ultimi mondiali milanesi.

Infine, un consiglio alle società sportive per far sì che i giovani con disabilità possano “volare sull’acqua” come fai tu.

La paracanoa è una disciplina tecnica ma povera. Sembrerebbe che le forze armate possano aprire anche a questo sport. Renderebbero un servizio a chi attraverso una canoa e una pagaia raggiunge traguardi impensabili. Ecco il consiglio alle società sportive, in particolare a quelle della mia Città: per rendere accessibile la canoa a quasi tutti basta una pedana zincata di venti centimetri, che funge da scivolo, dal costo di neppure cento euro.

Diletta Casole


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