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Dot-com, dalla bolla Nasdaq ad oggi

Con il termine dot-com si indica un’azienda fondata su una presenza web che pone Internet al centro delle proprie attività. Nel mondo dei domini web, l’estensione .com venne creata per indicare un intento commerciale. È da qui che le dot-com presero il nome, direttamente dall’URL, l’indirizzo che i clienti inseriscono nel browser per visitare un sito web.

La presenza online è un requisito fondamentale per il funzionamento del modello commerciale dot-com, che prevede l’utilizzo di Internet per mostrare, pubblicizzare, vendere e fornire assistenza ai clienti.

Oggi questo termine non si sente quasi più, se non per parlare di qualcosa successo in passato. Le aziende una volta definite come dot-com, vengono oggi chiamate tech.

Tuttavia, quando si usa il termine dot-com, ci si riferisce agli albori di internet, quando la tecnologia che oggi ben conosciamo divenne così popolare e diffusa da avere un impatto sulla vita delle persone e sull’economia globale.

La bolla delle dot-com

Prima ancora di avere un impatto sulla vita delle persone, le dot-com crearono uno scompenso nel mercato finanziario.

La bolla delle dot-com indica un periodo critico di rapida crescita e speculazione nel mercato azionario tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Questa crescita è stata stimolata da un’eccessiva fiducia degli investitori in un modello che allora sembrava rivoluzionario e senza ostacoli alla crescita. Molti di questi investitori non conoscevano neppure il significato html, l’ipertesto sul quale era costruita la presenza in rete di queste aziende. In parte questa fiducia aveva senso. Sfortunatamente, la maggior parte di queste dot-com non erano così redditizie, almeno in quel momento, e alcune di queste non avevano modelli di business sostenibili. Quando ciò divenne evidente al pubblico, la bolla speculativa scoppiò, facendo crollare il mercato azionario. Questo portò ad una significativa depressione dell’economia, causando il collasso di diverse aziende basate su Internet.

Aziende colpite dal crollo delle dot-com

È curioso notare come alcune delle aziende colpite sono ancora oggi tra le società tech più importanti al mondo. Parliamo ad esempio di Amazon.com fondata nel 1994, ebay.com, fondata nel 1995, e IMDB.com, fondata nel 1990. Tutte aziende nate durante il boom delle dot-com. Nonostante non tutti i titoli tecnologici abbiano superato i massimi di quel periodo, alcuni sono riusciti a tornare alla gloria come Google ed Apple, che allora non erano così esposte come lo sono ora.

Amazon.com è un esempio di come un’azienda abbia cambiato strategia per adattarsi al mercato e risollevarsi. Il sito si è rapidamente diversificato, spostandosi dai libri e dai CD all’elettronica e a numerose altre categorie per diventare un importante negozio di e-commerce e fornitore di servizi di cloud computing.

Molte aziende però fallirono, come Pets.com, piattaforma online per la vendita di prodotti per animali domestici o Pseudo.com, che forniva servizi di live-streaming e altri servizi di trasmissione su Internet. Nonostante si concentrassero su offerte innovative, le cattive pratiche commerciali hanno portato al fallimento finale delle aziende e dopo lo scoppio della bolla non ebbero risorse e piani adeguati per rialzarsi.

Impatto a lungo termine

Gli investitori hanno perso ingenti somme di denaro nelle start-up di Internet, spesso senza comprendere appieno i modelli di business e le prospettive finanziarie delle aziende. Questo ha portato a una significativa sopravvalutazione di molti titoli e a una conseguente bolla del mercato azionario. La bolla delle dot-com ha avuto un impatto significativo sull’economia, portando alla perdita di numerosi posti di lavoro e ad una recessione. Tuttavia, non ha fermato lo sviluppo di nuove tecnologie e lo spostamento verso un mondo più digitale e connesso. I modelli di business sono cambiati, e le società quotate al Nasdaq sono molto più solide rispetto a venticinque anni fa, aspetto che ha riportato fiducia negli investitori.


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