Le lettere di passione tra Federico De Roberto e l’amante Ernesta
AUGUSTA – “Quest’arte dei suoni è l’unica che riesca a una diretta espressione dei moti dell’anima. Il sentimento è movimento, e nel movimento consiste la principale virtù del suono. La commozione, che nessuna parola riesce ad esprimere, è per sua natura ambigua, indefinita; così pure sono gli effetti musicali. Beethoven è il più grande psicologo”.
Sono le parole che Federico De Roberto, l’autore siciliano del celebre I viceré, scelse per la sua novella Donato del Piano, inclusa nella raccolta Documenti umani del 1888. Egli riconosceva già da sé l’efficace ruolo comunicativo della musica, ignaro che ciò si sarebbe riverberato oltre un secolo dopo, la sera di venerdì 20 maggio, presso il salone del Circolo Unione di Augusta. Riproposto sulle note morbide del Notturno di Chopin e delle più intense prima e terza sinfonia, di Erik Satie, drammaticamente plasmate, in un’unica voce, alla lettura del carteggio amoroso con l’amata Ernesta, incontrata a Milano, città delle ambizioni, una sera di maggio, in cui galeotta fu la stessa musica di Beethoven.
Per l’evento promosso da Grazia Salvo, nella qualità di gestore della locale libreria Mondadori, gli ospiti d’eccezione della presidente Gaetanella Bruno sono stati la professoressa Sarah Zappulla Muscarà, ordinaria di Letteratura italiana presso l’ateneo di Catania e l’avvocato Enzo Zappulla, i coniugi curatori del libro Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d’amore e di letteratura di Federico De Roberto ed Ernesta Valle Ribera, le loro 764 missive tra il maggio 1897 e il 1903, presentate attraverso un dialogo moderato dalla giornalista Michela Italia.
L’atmosfera calda e sensuale delle epistole scambiate tra i due amanti, riprodotta dalla recitazione partecipata degli attori Amelia Martelli e Gianni Alderuccio, con al piano il maestro Francesca Bari, ha trascinato indietro nel tempo, ai dibattiti nei salotti e nei Caffè milanesi, il pubblico presente in sala, attratto dal nuovo volto riscoperto dello scrittore, tutt’altro che austero ma, uomo fatto di carne e deboli passioni.
“Un Federico De Roberto intimo, innamorato di una nobildonna milanese già sposata e a lui lontana, sarà rievocato da noi con l’armonia della voce e l’intensità del suono. Non sarà una semplice lettura ma abbiamo scelto di dare all’evento una grande teatralità, creando dei puntamenti di buio per richiamare proprio la loro distanza; si scrissero per anni senza vedersi ed ecco che, tra poco, la nostra voce diventerà musica, in un emozionante gioco di luci. Essa sostituirà le loro parole che riporteranno in vita i loro silenzi”, ha premesso, durante le prove, l’attrice Amelia Martelli, nel ruolo di Ernesta, anche chiamata Renata o Nuccia, quali nomignoli dati da De Roberto alla sua donna.
L’opera è frutto di un lungo e accorto lavoro di ricerca da parte dei coniugi Zappulla, fondatori dell’Istituto di storia dello spettacolo siciliano, di cui l’avvocato è il presidente, e da tempo impegnati nella diffusione di documenti inediti appartenenti ai grandi artisti siciliani, da Stefano Pirandello, Angelo Musco, Turi Ferro, Giuseppe Bonaviri e molti altri. Da circa due anni trovano posto anche per De Roberto, pubblicando nel 2014 e solo dopo la scomparsa dell’autore, questa raccolta privata di lettere, a loro consegnata nel rispetto di questo patto, dalla nipote Nennella De Roberto. Spiega l’avvocato Zappulla: “L’idea è nata da ricerche che con Sarah andavamo facendo e sul materiale che andavamo procurando. Ci è sembrato importante documentare anche questa vicenda straordinaria per mezzo di quelli che sono da sempre i nostri strumenti: scritti, l’allestimento di mostre ai Benedettini con l’esposizione di foto, ritagli di articoli di giornale, carte a noi affidate dagli eredi dei più grandi scrittori siciliani, materiale grazie al quale ci è stato possibile far conoscere in giro per il mondo, in molte capitali europee, in Australia, in Sudafrica e tante volte in America”.
La presentazione ha visto come intermezzi le performance recitative dei due attori sulle lettere d’amore del 6 ottobre 1897 e del 25 aprile 1902. Allora, la professoressa Zappulla Muscarà ha precisato: “La scelta è caduta sulle lettere d’amore, ma all’interno di questo volume ce ne sono molte altre. Dietro i protagonisti stanno due figure antagoniste, la nobile e vedova madre di De Roberto, donna Marianna Asmundo Ferrara, egoista, padrona e possessiva e a cui l’autore era legatissimo, e Guido Ribera, marito di Ernesta, principali ostacoli al loro amore”.
In chiusura, si è registrato l’accorato intervento della docente del Liceo “Megara” Jessica Di Venuta, anche presidente della sezione locale di “Italia nostra”, affascinata dal libro: “La passione ci rende vivi! Noto, in questo carteggio, un parallelismo con il Fedro di Platone, perché parla di anima, di bellezza e l’anima è il vero, dice Platone. Una passione controllata dalla ragione e ognuno dei due amanti protagonisti rientra, in fine, nella propria parte. Questo è un rapporto puro. Diceva Dostoevskij che la bellezza salverà il mondo, e credo sia arrivato il momento che il mondo salvi la bellezza!”.
Destinato a terminare, questo amore platonico, che ha generato fogli di forte erotismo, conferma però anche il carattere ciclico della letteratura che si riscopre e che, come ha asserito la professoressa Muscarà, “produce altra letteratura, l’arte produce altra arte, nutrendosi del passato e rigenerandosi nel presente“. Prima di concludere con un’anticipazione: “D’altronde rileggeremo ancora queste lettere di De Roberto, riproposte in Caffè Amaro di Simonetta Agnello Hornby, una contemporanea scrittrice di successo che ha espresso dichiaratamente con il suo romanzo, che sarà presentato il prossimo 6 giugno ai Benedettini di Catania, il desiderio di contribuire alla promozione della mia raccolta su un autore che anche lei ha amato tantissimo”.
Alessandra Peluso