Antichi mestieri ed evoluzione della vita familiare ad Augusta, tenuta conferenza storico-culturale
AUGUSTA – Promosso da Afi (Associazione famiglie italiane) di Augusta, in collaborazione con la “Società augustana di storia patria” e l’associazione filantropica “Umberto I”, si è tenuto lo scorso 5 ottobre nei locali di quest’ultima l’evento “I mestieri dei nostri padri… e poi tornavano a casa”, un omaggio ai nonni e all’identità della comunità locale. L’iniziativa è arrivata pochi giorni dopo la data in cui in Italia si celebra la ricorrenza informale della “Festa dei nonni“, fissata per il 2 ottobre.
Dopo il saluto di Mimmo Di Franco, presidente dell’associazione filantropica, ha preso la parola Conce Florio, presidente dell’Afi di Augusta, che ha introdotto la serata ma soprattutto ha invitato il numeroso pubblico a vivere l’evento non con la nostalgia dei tempi andati ma come “nutrimento del cuore e della mente per trasmettere nuova linfa alle future generazioni“.
Di particolare interesse la proiezione di un video con immagini d’epoca relative alla città, i suoi angoli più suggestivi e i momenti della quotidianità con uomini e donne impegnati in quelle attività lavorative che hanno caratterizzato secoli di storia.
E proprio le attività e i mestieri degli abitanti di Augusta sono stati al centro della relazione di Giuseppe Carrabino, presidente della “Società augustana di storia patria”, che ha presentato una dettagliata descrizione dei mestieri praticati dalla popolazione con riferimenti ai vari periodi storici.
“Una popolazione – ricorda il cultore di storia patria – costituita da pescatori, agricoltori, salinai, lavoratori delle fornaci (carcare), ma anche custureri (sarti), calzolai, naviganti (fuluari), pescatori di acciughe, mastri d’ascia, massari, muratori, ferrai, cui si aggiungono nel proseguo del tempo orefici, scultori, incisori, gente di penna e soprattutto una classe nobiliare che va affermandosi a partire dalla seconda metà del XVI secolo con diverse famiglie blasonate che non solo si trasferiscono in Augusta ma avviano una significativa azione edilizia, con la costruzione di case palazzate dove si fa largo uso di pietra arenaria locale ma soprattutto di elementi architettonici e decorativi che arricchiscono portali e finestre“.
Particolarmente interessante la descrizione del vissuto degli abitanti, ma anche le difficoltà dei contadini, che “partivano il lunedì mattina in direzione delle campagne per rientrare il sabato a casa o l’attività delle donne con la necessità di andare a prelevare l’acqua nelle fontanelle (cillitte) ubicate nei punti nevralgici della città“.
Un racconto, quello di Carrabino, che ha ripercorso anche i momenti gioiosi quali battesimi, feste di fidanzamento, matrimoni in casa, cumparatu di S. Giovanni con il battesimo del “pupo” o i momenti tristi della vita con la veglia funebre in casa prima del funerale.
Il racconto è terminato con l’evoluzione registrata nel corso del Novecento, dapprima con la Marina militare che si stabilisce in città, con la conseguente influenza nella vita locale di tanti nuclei immigrati dal nord. “Una influenza – ha aggiunto Carrabino – che si incrementa con l’industrializzazione a partire dal ’49 e che segnerà un rapido modificarsi di abitudini radicate nel tempo. La famiglia da patriarcale comincia ad assumere la fisionomia di nucleare con nuove esigenze abitative, mobilio, suppellettili e soprattutto con il ricorso sempre in aumento di elettrodomestici: frigoriferi, lavatrici, televisioni, fornelli, frullatori… Praticamente il secolo breve segna anche il nuovo corso della città e della vita dei suoi abitanti“.
Alla relazione hanno fatto seguito gli interventi del pubblico ed una riflessione dell’architetto Carmelo Fazio, vicepresidente dell’associazione filantropica.
A conclusione, la presidente dell’Afi, Florio, ha ringraziato il relatore e gli intervenuti per un momento di riflessione sulla realtà civica e sociale di Augusta, che ha permesso di rammentare, come ha affermato, la “necessità di custodire l’identità quale elemento di caratterizzazione della comunità, una identità che deve essere coltivata in tutte le agenzie educative ma soprattutto in seno alle famiglie“.