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Commissione parlamentare d’inchiesta ad Augusta su rischio amianto, relazione dei sindacati di Marinarsen

AUGUSTA – Questo venerdì 1 luglio, presso il circolo Ufficiali della Marina Militare di Augusta, si è svolta l’audizione richiesta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito, per verificare sul posto le condizioni della sicurezza dei lavoratori civili e militari impiegati nella Base militare, soprattutto per quanto riguarda la passata esposizione all’amianto.

La Commissione presieduta per l’occasione dalla deputata nazionale Donatella Duranti, che ne è la vicepresidente, ha audito in mattinata vertici militari e civili dell’amministrazione. Nel pomeriggio ha incontrato le organizzazioni sindacali, la Rsu, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dell’Arsenale di Augusta, il direttore dell’Inail di Siracusa Salvatore Cimino e il dirigente regionale di Legambiente Enzo Parisi.

Con tale attività, la Commissione intende accertare sì eventuali responsabilità derivanti dall’esposizione al rischio amianto, ma ricercare anche i possibili “rimedi” da porre in essere a salvaguardia di numerosi lavoratori, militari, civili e dell’industria privata, che hanno lavorato in ambienti insalubri.

La Commissione ha chiesto di conoscere nel dettaglio lo stato dell’arte delle attività di bonifica delle navi militari e la filiera dei controlli di sicurezza, in tutte le sue articolazioni esterne e interne alla Difesa. Ha rilevato inoltre elementi di criticità e possibili inadempienze soprattutto nella sorveglianza sanitaria sui lavoratori, non solo quelli esposti all’amianto.

Un sostanzioso ciclo di audizioni, in questa seconda tappa con visita all’arsenale militare di Augusta, da cui prendere spunto per elaborare provvedimenti normativi atti a concretizzare il lavoro della Commissione”, ha affermato il deputato nazionale Gianluca Rizzo. “Tra gli obiettivi, infatti, c’è la tutela dei lavoratori, non solo miliari, anche rispetto al pericolo amianto. Oltre, ovviamente, alla salvaguardia dell’ambiente adiacente i plessi militari. Augusta, nello specifico, è una città già martoriata, che soffre per la presenza del petrolchimico”.

Secondo i sindacati, dalle dichiarazioni rese è emerso che l’esposizione dei lavoratori si sarebbe protratta ben oltre la data di entrata in vigore della legge 257/1992, che mette al bando l’utilizzo dell’amianto. Sono stati sentiti, in rappresentanza delle organizzazioni sindacali e Rsu, il segretario Fp Cgil Sebastiano Trigilio e, per la Rls, Giovanni Lo Giudice.

Ecco qui di seguito la relazione integrale sottoscritta da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Usb, Flp, Intesa Fp e dalla stessa Rsu.

Le OO.SS. e la R.S.U. dell’Arsenale M.M. di Augusta, ringraziano gli Onorevoli Deputati qui intervenuti apprezzandone la sensibilità politica finalizzata ad accertare eventuali responsabilità derivanti dall’esposizione a rischio amianto e ricercare i possibili “rimedi” che oggi possono essere posti in essere per salvaguardare i tantissimi lavoratori, militari, civili e dell’industria privata che hanno lavorato in ambienti insalubri, che per queste cause sono morti, si sono ammalati o comunque hanno una aspettativa di vita decisamente inferiore.

Lavoratori che operano in un territorio martoriato, per le note e gravissime emergenze ambientali essendo l’Arsenale di Augusta situato in una zona dove sorge il più grande polo petrolchimico d’Europa.

Vorrei ricordare brevemente che nel comprensorio di Pantano Danieli dell’Arsenale M.M. di Augusta ed all’interno dello stesso,  esistevano magazzini in cui venivano depositati sia i manufatti in amianto, sia sacchi contenenti amianto  in polvere utilizzato dai calderai per la realizzazione e la lavorazione  di coibenti  di parti di apparati navali e alla realizzazione di pannelli in amianto.

I lavoratori su menzionati prestavano la loro opera all’interno dell’officina Carpentieri in ferro, a stretto contatto, ovviamente, con le altre categorie di lavoratori presenti all’interno dell’officina stessa (carpentieri in ferro, saldatori e tubisti).

Detta officina era ed è ancora ubicata proprio di fronte l’ingresso della mensa aziendale, davanti la quale passavano e passano tutt’oggi tutte le maestranze per recarsi a pranzo, quindi potenzialmente a rischio di esposizione amianto.

Risulta alle scriventi che diversi dipendenti adibiti a queste lavorazioni sono deceduti in servizio a causa di patologie tumorali. Stessa sorte è toccata ad altri dipendenti in servizio adibiti alle lavorazioni, ai magazzini e negli uffici.

Da diversi anni non abbiamo purtroppo contezza dell’incidenza e correlazione di mortalità a causa dell’esposizione all’amianto, in quanto all’insorgere di gravi patologie tumorali il dipendente veniva dichiarato inidoneo al servizio ed inabile permanente e collocato anticipatamente in quiescenza.

Il magazzino collocato all’interno di Marinarsen è stato demolito nel 1991 in luogo del quale è stata  realizzata nel 1992 la nuova officina Omogenea, oggi rinominata Reparto Macchinari Ausiliari, mentre sia per il magazzino ubicato nel comprensorio Pantano Danieli che per l’officina carpentieri in ferro non sappiamo  quando tali locali sono stati sottoposti a bonifica.

Le lavorazioni,  sia a bordo delle unità navali contenenti  amianto in ogni suo apparato, che a terra,  venivano effettuate senza adeguata protezione anche molti anni dopo il 1992. Le tute indossate dai lavoratori risultavano anch’esse veicolo di diffusione delle fibre di amianto non solo nell’ambito lavorativo, inclusa la mensa aziendale, fruita dalla totalità delle maestranze, ma anche in ambito familiare in quanto le stesse vengono tutt’ora portate a casa per il consueto lavaggio.

È noto peraltro che l’amianto era presente nelle coibentazioni tubiere, nei freni delle apparecchiature, nelle lastre di copertura dei tetti, nelle baderne, nelle guarnizioni, nella pavimentazioni di vinil-amianto, negli interruttori elettrici e pezzi di rispetto custoditi nei magazzini dell’arsenale e di Maricommi.

In quel contesto, evidenziamo come il personale operava  nell’assoluta inconsapevolezza dei rischi derivanti dall’esposizione all’amianto, nonostante i solleciti che le OO.SS. posero all’attenzione della Direzione Arsenale che nell’occasione mostrò  scarsa sensibilità al grave fenomeno. Solo negli anni successivi (2003), la Direzione dello stabilimento manifestò maggiore attenzione alla problematica e dispose di avviare una prima mappatura delle strutture. Nel contempo non ci risulta che l’Amministrazione abbia istituito pertinenti corsi di formazione e informazione al personale sui rischi da amianto.

A tutto questo si aggiunge il fatto che ancora oggi a Marinarsen Augusta sono in corso attività di bonifica per smaltimento di amianto a bordo delle UU.NN.

Per quanto sopra appare chiaro che tutti i lavoratori sono stati e sono tutt’oggi potenzialmente esposti  alle fibre dell’amianto. Da qui la necessità di rivedere la problematica con una corretta visione ed ampliare i benefici a tutti i lavoratori.

Per le ragioni sopra esposte che verranno descritte dalla relazione tecnica degli RR.LL.SS. di Marinarsen Augusta, sarebbe auspicabile, quindi, un riconoscimento “ambientale” per i lavoratori della Difesa attraverso una modifica all’attuale normativa negli aspetti economici e pensionistici, la revisione del coefficiente del periodo di esposizione per tutta la vita lavorativa,  il legittimo riconoscimento dei benefici previdenziali che porterebbe a un pensionamento anticipato.

Per quanto sopra, chiediamo alle SS.LL. una forte spinta alle bonifiche ambientali e relativa sorveglianza sanitaria, considerata la continua esposizione perdurata nel tempo.

Al fine inoltre di sanare la grave ingiustizia nella disparità di trattamento tra i lavoratori del mondo privato  ed i lavoratori della Difesa, in aderenza con gli orientamenti giurisprudenziali (sentenze Corte Costituzionale, Corte di Cassazione), chiediamo  un intervento legislativo che restituisca pari dignità nel riconoscimento dei benefici previdenziali, proponendo:

  • l’attribuzione, negli atti d’indirizzo, agli arsenali della Marina Militare dello status di cantiere interessato alla presenza di amianto, per favorire il giusto riconoscimento a tutti i lavoratori, prescindendo dalle loro qualifiche;
  • l’eliminazione dei limiti di concentrazione delle fibre di amianto per litro, in quanto è ormai consolidato dalla letteratura scientifica che è sufficiente una sola fibra di amianto per causare patologie tumorali ad esso correlate;
  • l’eliminazione dei limiti temporali, che si fermano al 1992, considerato che l’attività con materiale o in luoghi che presentano amianto è attualmente in corso;
  • la riapertura dei termini di presentazione delle domande di concessione dei benefici previdenziali e la rivalutazione, ai fini economici e/o pensionistici, del coefficiente dell’1,5 per cento del periodo di esposizione nell’arco della vita lavorativa.

Per completezza di informazione, si fa presente che la problematica di esposizione all’amianto non riguarda solo l’Arsenale ma interessa, a vario titolo, tutti gli Enti che insistono nel  comprensorio M.M. di Augusta (Maricommi, Marigenimil, ex Maribase oggi Marisicilia e Maristanav).

Confidiamo sul lavoro che sta svolgendo questa Autorevole Commissione Parlamentare d’inchiesta, affinché sia fatta  piena luce su un grave fenomeno, nel comune interesse di ricercare la verità e le eventuali responsabilità di ogni ordine e grado, oltre a creare le concrete premesse per una modifica normativa che sani l’ingiustizia sociale divenuta ormai insostenibile  dai lavoratori della Difesa.


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