Premessa. Mia sorella mi apostrofa: “Sii onesta, hai un po’ un carattere di m****”. In effetti non sono una persona facilissima, in più la mia cittadinanza, italiana prima e siciliana poi (terribile combinazione!), mi porta ad essere veramente snob su alcune cose. Il cibo è una di queste.
Sono un’archeologa, geo-archeologa per essere esatti (ma questo fa poca differenza). Il mio lavoro mi porta spesso in zone sperdute, a dormire in tenda per mesi e a interagire con le stesse venti persone per altrettanto tempo. Durante queste spedizioni le responsabilità di corvée sono condivise, quindi a turno si lava, si pulisce e si cucina.
Qualche anno fa mi trovavo per lavoro in Francia con un gruppo misto di statunitensi e francesi. Una delle mie colleghe americane che per tutela della privacy chiameremo Natalia, autoproclamatasi italiana per una vaga e lontana connessione familiare col Belpaese, ha fama di essere un’ottima cuoca. Il giorno di corvée in cucina decide di preparare una caponata come accompagnamento alla pasta per la cena.
Ebbene sì, cari Italiani che glorificate l’America, l’hamburger e le patatine fritte! Dovete sapere che la maggior parte del cibo consumato negli USA appartiene infatti alla categoria simil “etnica”, e la cucina italiana è in cima alla lista delle top ten! Quindi non dovrebbe stupirvi che la scelta sia caduta sulla pasta.
Dato l’annuncio, alquanto preoccupante, su contenuto e combinazione del menù del giorno, mi offro come aiuto cuoco illudendomi di poter salvare la pasta dalla caponata e viceversa… Io sono per l’amore e le unioni di tutti tipi… ma la caponata sulla pasta non s’ha da fare!!! Armata di molti sogni e altrettante illusioni, tento di spiegare che la caponata non è un accompagnamento adatto per un piatto di penne.
Io: “Non pensi che il sapore agrodolce del piatto si assaporerebbe meglio magari su una fetta di pane?”.
Natalia: “Ma scusa, che differenza fa? Pane e pasta sono comunque carboidrati…”.
Maledetto quel dietologo che ha cominciato a parlare di carboidrati e proteine come se fossero i punti della spesa! Doveva essere un americano! Penso io.
Natalia continua: “E poi che c’entra l’agrodolce? Comunque pensavo di servire la pasta in bianco e poi chi vuole aggiunge le verdure”.
La situazione sta degenerando velocemente. Questa è una pazza, penso… Vuoi vedere che stasera io rimango a digiuno? I miei anni negli USA mi hanno insegnato una cosa: mai e dico mai cominciare una discussione con “ma no, guarda che stai sbagliando, la caponata non si fa così”. Verrai subito accusato di tramare contro la loro libertà personale di preparare e mangiare la caponata come vogliono. Quindi decido di lasciar perdere.
Ma, come ho ammesso, sono un po’ snob quando si parla di cibo, per non parlare poi della testardaggine… E allora ritorno all’attacco verso le 17:00. Il campo si prepara alla cena prevista per le 19:00 ma Natalia non sembra avere alcuna intenzione di cominciare a cucinare.
Io: “Natalia, se vuoi una mano con la preparazione fammi sapere, sai, per fare la caponata ci vuole tempo, così non ci arriviamo per le 19”.
Lei: “Ah sì, ora metto su l’acqua per la pasta, poi facciamo le verdure… Tanto per quelle ci vuole un attimo, le salti in padella e via”.
Perplessa per la sua risposta, chiedo se per caso abbia cambiato idea. Magari vuol fare una pasta con le verdure…
“No, no, ho visto in TV da Paula Deen come si fa la caponata, è come le verdure saltate cinesi: metti tutto insieme in una padella e aggiungi un po’ d’aceto”.
Se questa semplice risposta ti ha offeso, caro lettore, allora sei uno snob come me!
Quel giorno ho cercato invano di convincere Natalia che la sua Paula Deen, cuoca televisiva di gran fama, anche lei autoproclamatasi italiana (chissà perché, poi, sono così fissati con l’appropriazione indebita di cittadinanza onoraria questi?!), aveva reinventato e massacrato un piatto sacro della mia cucina regionale!
Ahimè invano mi sono sgolata. Natalia si è offesa perché ho offeso la sua Paula Deen e limitato la sua libertà, io mi sono offesa perché la caponata non si tocca e quella sera mangiai pasta scotta e in bianco. “Però bella l’America!”.