Si sa, oramai l’inglese è la lingua universale, importiamo quotidianamente termini che diventano parte integrante del nostro vocabolario, italianizziamo nomi, azioni e modi di dire. Siamo sempre più esterofili, sì “ok” ma non dimentichiamoci chi siamo e da dove veniamo, qualunque sia il contesto.
Questa storia che ogni cosa che è italiana faccia schifo a prescindere proprio perché italiana ci sta sfuggendo un po’ di mano. Snobbiamo tutto, anche noi stessi tra un pochino. E tra le tante cose snobbiamo la musica italiana e con essa la sua cultura e la sua storia.
Va bene i tempi sono quelli che sono, e purtroppo mi rendo conto che non tutti hanno delle coronarie abbastanza forti da sopportare i vari Moreno che saltano fuori come margherite selvatiche. Sì ma non generalizziamo.
La musica italiana gode di una tradizione fantastica ed invidiabile in tutto il mondo. Artisti internazionali di tutte le epoche da Sinatra a Bowie a Elvis, a Bublé (sì quello che dall’8 dicembre fino alla Befana lo danno su tutte le stazioni radio, Radio Maria compresa) hanno adattato pezzi con l’utilizzo dell’italiano.
Quindi dire che la musica italiana fa schifo, vuol dire non avere la minima idea di quello che si sta dicendo, né di quello che è stato.
Siamo uno dei Paesi che ha elevato la musica “cantautorale” a livelli elevatissimi, con mostri sacri che purtroppo ci hanno lasciato da De André a Battisti, fino a Dalla, ma non dimentichiamo i viventi Battiato, Guccini e il buon De Gregori.
Ne abbiamo avuti di talenti, dai singoli cantautori (che colpevolmente non posso citare tutti) alle band formate da musicisti fenomenali come gli Area o Il Banco Del Mutuo Soccorso (anche qui impossibilità nel citarle tutte).
E va bene che il caro Ligabue non usa più di tre accordi, Vasco non è più quello di una volta e Povia ha vinto Sanremo (calmo Modugno, calmo!) ma il panorama moderno gode ancora di tante possibilità e potenzialità. Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz e, perché no, gli augustani La Governante o LTG-LeadToGold sono solo alcune testimonianze che il panorama musicale italiano ha tanto da offrire ancora.
Probabilmente si potrebbe affrontare un discorso che punti il dito contro gli interessi delle case discografiche che pubblicano artisti oggettivamente mediocri ma che vendono e portano soldi, sfavorendo chi invece ha del talento vero e palese. Ma è la solita solfa, è sempre stato così ed è la stessa cosa in tutto il mondo, inevitabilmente ancor di più oggi con questa generazione di “Talent Show” che spesso e volentieri fanno vedere davvero poco talent e molto show. Ma non è questo il punto. Il punto è che la musica italiana è stata, è e sarà sempre un’ottima musica, cambieranno gli interpreti, ci saranno periodi migliori, ma godremo sempre di grandi talenti che con generi e canzoni diverse ci scalderanno comunque il cuore.