Rabbia e stanchezza alla terza manifestazione “per la vita”, don Prisutto prosegue la battaglia


AUGUSTA – La mancanza di interventi da parte delle autorità competenti è ciò che ha spinto don Palmiro Prisutto a convocare, anche quest’ultimo 28 del mese, in piazza Duomo, la popolazione di Augusta e dei comuni limitrofi, residenti nel cosiddetto “triangolo della morte”. La sua non vuole essere una protesta ma la pretesa del rispetto di un primario diritto dei cittadini. Ha ribadito questo durante la terza “marcia per la vita”, dopo quella del 28 aprile scorso e il sit in all’ospedale “Muscatello” avvenuto il 28 maggio, leggendo ai presenti, troppo pochi anche rispetto alle precedenti occasioni, l’ultima risposta ufficiale ricevuta il 30 dicembre 2015 dal Quirinale.
Con citazioni della più recente esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii gaudium, nelle bacheche, insieme alle liste dei nomi delle persone uccise dal cancro, si è inteso cristallizzare il messaggio che l’arciprete di Augusta cerca di mandare da anni ai propri concittadini e soprattutto alle autorità statali. Alle sue missive non ha ottenuto altre risposte se non poche righe che gli riconoscono solo la ragione, alla sua singola richiesta di prestare attenzione, con idonee misure politiche e industriali, a due componenti fondamentali per la salvezza della città: la salute umana e il rispetto dell’ambiente in cui vivere.
Padre Prisutto ha tenuto a precisare come ben poco contino le parole e che la battaglia che conduce non sarebbe la “sua” ma dell’intera città, e che va avanti solo per ottenere fatti al posto delle parole. “Loro ci dicono – ha affermato l’arciprete – che le problematiche per cui stiamo lottando sono vere! Ecco quindi che servono costanza, coraggio e perseveranza da parte di tutti nel sollecitare le istituzioni per le bonifiche che si attendono e per il rimaneggiamento del nostro ospedale. Oggi nessuno nega la gravità di Augusta ma è un dato di fatto che ogni 28 del mese, dal febbraio 2014, ci ritroviamo qui, per dire che ci siamo per essere tutelati, ci siamo con i nostri striscioni che parlano abbastanza chiaro”.
“Salus populi suprema lex” è uno degli slogan evidenziati nei cartelloni esposti ai lati della piazza, condiviso dai presenti alla manifestazione, che sono intervenuti per ribadirlo, tra i quali Carmelo Miano, che oggi combatte la sua lotta contro la malattia, Franco Palmi, Maria Giannone, Cinzia Di Modica, ricordando anche la connessa battaglia a difesa dell’ospedale “Muscatello”.
Questa volta don Palmiro ha proposto qualcosa di più forte, più incisivo, per far sì che lo Stato ascolti davvero e si occupi davvero dei cittadini augustani: “Non siamo solo un porto – ha sostenuto – dove far sbarcare gli immigrati, non siamo solo una fonte economica per lo Stato a cui entrano 18 milioni di euro, siamo persone e non soltanto elettori”. Si tratterebbe della restituzione allo Stato delle tessere elettorali, mediante la compilazione di un prestampato, un modello che l’arciprete mette a disposizione di tutti i cittadini che intendono portare seriamente a compimento questo gesto, allegando fisicamente il documento citato.
“Mi viene in mente il caso di Pittssburgh – ha riferito padre Prisutto – che con le sue acciaierie è stato il più grande simbolo del degrado ambientale statunitense. Anche ad Augusta, in passato, volevano posizionare un’acciaieria nel sito archeologico di Megara Iblea e per fortuna quella ce la siamo risparmiata: è stata poi edificata nella piana di Catania. La differenza sta nel fatto che Pittsburgh è stata bonificata, Augusta ancora no. Perché? Qui manca il coraggio“.
Rassicurando i presenti, ha spiegato le motivazioni della particolare forma di protesta: “Nessuna disubbidienza civile ma la sacrosanta richiesta di ciò che a noi è dovuto. Se non abbiamo ancora ottenuto altro che una risposta cartacea da parte dello Stato, se è vero quindi che la carta ha un peso e un valore qui da noi, spediamo le tessere, che sono fatte di carta anch’esse e rinunciamo al diritto di voto per conquistare quelli alla salute e alla vita che qui ad Augusta, credo fermamente, siano negati!”.
Da anni don Prisutto attende serie e motivate risposte da parte dello Stato nei confronti della città, invece sempre al centro dell’attenzione per il porto, uno dei punti più strategici nel contesto economico e politico europeo. Tra i cittadini ormai prevalgono rabbia e stanchezza, sentimenti accresciuti di fronte al numero censito dall’arciprete al 2016, di oltre 850 morti per tumori: un numero riduttivo, approssimativo, se si pensa che in media, in ogni famiglia si sia verificato almeno un caso e che giornalmente se ne riscontrano, come sostenuto dai partecipanti alle manifestazioni. In chiusura del suo discorso, don Prisutto ha invitato i pochi presenti ad assistere alla santa messa in chiesa Madre, dove ha letto i nuovi nomi registrati delle vittime di cancro nella città il cui nome, Augusta, dovrebbe invece significare per l’arciprete, riferendosi all’etimologia, “stupenda, massima”.
Alessandra Peluso