Sfatato il mito di Juvara ad Augusta: il gioiello barocco è opera di un capo mastro!


In un precedente post di questo Blog, “Chiesa delle Anime Sante di Augusta: barocco “stucchevole” o ignoranza che lascia di stucco?”, avevo provato a mette in evidenza lo stato dell’arte su un meraviglioso esempio di architettura religiosa barocca sito nella città di Augusta. Ciò che sottolineavo era l’esclusione (fortuita) del monumento dai circuiti turistici del Barocco del sud-est della Sicilia e una diffusa riluttanza della comunità locale verso il patrimonio culturale.
Un recente articolo, nell’ultimo numero del “Notiziario Storico di Augusta” (Eugenio Magnano di San Lio, L’architettura della chiesa di Santa Maria del Suffragio), rappresenta un interessante aggiornamento sull’argomento, dove, con rigore storico e scientifico, si fa finalmente chiarezza su uno dei punti “misteriosi” che ancora aleggiavano intorno alla chiesa in oggetto: la veridicità dell’attribuzione del progetto della facciata barocca all’architetto Filippo Juvara.
Dopo una introduttiva ricostruzione storica della “gestazione” della chiesa, e del tessuto urbano settecentesco della città megarese, nel testo si chiarisce, fin dall’inizio, che quella che vede Filippo Juvara come “progettista” della chiesa è solo una suggestione di uno studioso locale, reiterata nel tempo. Ad avvalorare questa tesi, non è solo il linguaggio architettonico, diverso da quello del celebrato architetto messinese, ma soprattutto la documentazione storica. Infatti, nell’articolo si citano numerosi documenti, tra cui un atto notarile del 16 aprile 1761, che sancisce che Gaetano Bonaiuto – capo mastro siracusano che si era aggiudicato la gara d’appalto per la costruzione della chiesa – era obbligato a costruirla entro cinque anni secondo i disegni di progetto da lui stesso forniti.
E questo quindi il nome del progettista e costruttore della chiesa delle Anime del Purgatorio di Augusta. Gaetano Bonaiuto, proveniente da una famiglia siracusana di valenti costruttori e architetti che parteciparono alla rinascita architettonica del siracusano post terremoto del 1693, venne probabilmente scelto anche perché il progetto prevedeva la realizzazione di elementi architettonici e forme inconsuete per gli intagliatori augustani. Non a caso, tutta una serie di elementi progettuali e stilistici, soprattutto del prospetto, richiamano edifici sacri e civili di Siracusa e del suo hinterland.
Apprendiamo inoltre che il mastro non completò la costruzione, a causa delle ristrettezze economiche dei committenti (l’arciconfraternita delle Anime del Purgatorio), e che per ultimare la struttura – volta, tetto, abside e campanile – vennero incaricate verosimilmente maestranze locali, comprovato da documenti relativi alla costruzione dell’abside da parte di mastri augustani. Ciò risolverebbe le “incongruenze” stilistico-architettoniche di questi elementi con il resto della chiesa.
Per quanto la chiarezza della ricostruzione storica rappresenti un fattore indispensabile di conoscenza e “riscoperta” della chiesa delle Anime Sante di Augusta, è auspicabile un lavoro di divulgazione delle informazioni più ampio e una forte presa di posizione da parte delle istituzioni locali, per far sì che si possano valorizzare le importanti testimonianze architettoniche, che dal Medioevo all’età contemporanea dominano l’immagine della città.
Un’immagine della città che invece comunica incuria sprezzante e disinteresse.