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Augusta, amarcord fra monumenti e “cunti” per gli studenti del Liceo Megara

AUGUSTA – Una giornata di sole ha abbracciato gli studenti dei quattro indirizzi del primo anno di studi del Liceo “Megara”, in occasione di un tour didattico-conoscitivo lungo il centro storico di Augusta, lo scorso 18 marzo, per esplorarne aspetti artistico-architettonici, usi, costumi e racconti popolari sugli anni del boom economico.

Il primo gruppo (nella foto all’interno), accompagnato dai docenti Bommara, Muscolino, Scala, Traversa e guidato dalla professoressa Di Venuta, ha potuto osservare con attenzione scrutando dettagli e particolari architettonici gli edifici che si affacciano sulla piazza Duomo, quindi la facciata del Municipio, l’edificio che ospita il Circolo Unione e la chiesa Madre. Di quest’ultima gli studenti hanno ammirato le opere d’arte visiva attraverso un’analisi semiotica del paesaggio in esse rappresentato, scorci catturati dal territorio e quindi hanno dibattuto sulla metamorfosi che questo ha subito durante i secoli.

Il secondo gruppo (nella foto in evidenza), accompagnato dai docenti Castro, Circo, Fassari, Rinaldi e guidato dalla professoressa Scatà, si è diretto in piazza Castello dopo una breve sosta per una lettura di insieme del Palazzo Tumscitz e Palazzo Vinci. Tema della passeggiata didattica il “Racconto dei cunti” tratto da fonti orali tramandate e riproposte dalla docente Scatà per riscoprire usi, storie popolari e “mondanità” della comunità augustana negli anni tra i ’50 e ’70: quale migliore location per iniziare un “cuntu” se non la Villa comunale, luogo d’incontro e di sguardi.

Gli alunni hanno mostrato stupore e curiosità nel riscoprire “come eravamo“, provando ad immaginare la fioritissima Villa divisa figurativamente tra “piccola e grande”, le due Arene estive Megara a Badiazza, le mille sedie che potevano occupare lo spazio antistante il Palco della musica, sedie impagliate di “zammarra” noleggiate per cinque lire l’una da ‘Don Zulu’. Inoltre, la botola sul Palco che nascondeva al suo interno gli sgabelli dei “musicanti”, quando si faceva musica il giovedì e la domenica, mentre all’uscita dalla proiezione all’Arena Badiazza “cozze, fichi d’india, gassose, anguria, calia e semenza” allietavano il palato degli augustani mentre disquisivano del cinematografo appena visto. Poi la spiaggetta che le amministrazioni comunali del tempo ricreavano ogni anno a sinistra dell’Arena Megara con l’arrivo della stagione estiva, depositando numerosi carri di sabbia.

Per chiudere, un ultimo “cunto”, che sembrava uscire dalla penna di Edmondo De Amicis, raccontava dell’unico bambino “Francuzzo”, garzone della “drogheria Motta”, che negli anni ’50 accedeva ogni giorno nel Castello svevo, già casa di reclusione, con il suo triciclo cassonato in legno per consegnare le vivande e ogni bene di necessità. Francuzzo catturò la simpatia dei detenuti, che lo accoglievano come un figlio e se ne prendevano cura: indirizzandolo dal barbiere quando i capelli erano lunghi, riparandogli le scarpe se rotte, e donandogli tutte le figurine dei formaggini Ferrero per il suo album. Francuzzo era stato investito anche del compito di portare con il suo triciclo la valigia dei detenuti quando tornavano a riprendere il treno, ed un ultimo saluto di queste genti era per lui insieme a raccomandazioni di agire sempre per il bene.

Le storie potrebbero non terminare mai – fanno sapere congiuntamente le docenti Jessica Di Venuta e Francesca Scatà ma per i nostri studenti questa prima puntata è stata solo l’inizio, perché siamo convinti che l’amore e il sentimento di appartenenza per la propria città si può imparare solo conoscendola nel suo profondo, dai piccoli racconti da custodire gelosamente che tanto appassionano i giovanissimi, alla storia scritta che questa meravigliosa città conserva e solo passeggiando si manifesta con chiarezza e dimostra come nella sua fragilità ha ancora tanto da offrire“.


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