AUGUSTA – Come già noto da tempo, con l’avvento del nuovo anno, la centrale termoelettrica “Tifeo” dell’Enel nel territorio di Augusta non potrà più produrre energia con l’olio combustibile. Inoltre, come sostiene l’azienda, le tre unità termoelettriche non sarebbero più competitive rispetto all’attuale assetto produttivo siciliano, caratterizzato da un calo della domanda e da un contestuale forte sviluppo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Interviene Edy Bandiera, parlamentare regionale di Forza Italia, con una mozione all’Ars dal seguente incipit: “Il conto alla rovescia, partito già da anni, ha la sua data ultima al 31 dicembre prossimo“.
Infatti, Bandiera riferisce che due delle tre unità della Centrale sono già disponibili alla produzione dalla fine del 2014, mentre per la terza, in sede di conferenza dei servizi tenutasi lo scorso 22 giugno presso il ministero dell’Ambiente, è stato espresso parere negativo al rilascio dell’Aia. Ciò sarebbe avvenuto probabilmente a causa della mancata adozione delle “Migliori tecnologie disponibili” (Bat) e degli insoddisfacenti miglioramenti di carattere ambientale, derivanti dalla sola misura di riduzione dello zolfo nell’olio combustibile, nonché dalla preoccupante qualità dell’aria registrata nella zona industriale di Augusta.
Il parlamentare regionale siracusano, nella stessa mozione, ricorda: “L’Enel alla data del 31 dicembre dovrà trovare delle soluzioni alternative per non fare morire il sito e garantire almeno gli attuali livelli occupazionali ed è proprio in tal senso che si apprende di un recente approfondimento di fattibilità tecnico-economica fatto dall’azienda al fine di un possibile investimento in un progetto iniziale di 2 milioni di euro per produrre energia da biomasse”.
Quindi pone all’attenzione del Governo regionale la proposta: “L’impianto di biomassa produrrebbe energia principalmente da scarti dell’agricoltura e potrebbe rappresentare il primo step di una riconversione della Centrale“.
In conclusione, Bandiera collega il tema dell’eventuale riconversione al nodo storico delle bonifiche: “Ma se da un lato ciò scongiura la chiusura del sito alla data del 31 dicembre, salvaguardando i posti di lavoro, dall’altro pone l’accento sulla questione dei rifiuti, perché è impensabile continuare a realizzare discariche, esaurirle e poi realizzarne altre; piuttosto è improcrastinabile iniziare a programmare il futuro dei territori nell’ambito di un piano integrato dei rifiuti e, analogamente, provvedere a una necessaria bonifica del territorio sul quale la centrale è in esercizio sin dal 1959 tenendo conto delle esigenze del territorio stesso”.