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Chiude in bellezza il Carnevale augustano, euforia per il rogo del fantoccio

AUGUSTA – Si è celebrata ieri pomeriggio la conclusione del Carnevale, con un Martedì grasso tra le vie del centro storico. L’evento di chiusura, organizzato dal Comitato commercianti Augusta con l’apporto della costituenda associazione “Sulidarte“, ha ottenuto il riscontro auspicato, considerata la folla di cittadini, tra grandi e piccoli, tra maschere e coriandoli, che ha partecipato a tutte le fasi della manifestazione.

I promotori di “Sulidarte” hanno pensato per l’occasione al recupero di antiche tradizioni, come il “processo” e il conclusivo rogo del fantoccio di Re Carnevale, figura che incarna tutti i vizi e allo stesso tempo, nella sua funzione catartica, vittima espiatoria di tutti i mali dell’umanità.

Il corteo con il carro del fantoccio è partito alle ore 17,30 da via Generale La Ferla, per arrivare ai giardini pubblici, in un tragitto segnato da tre fermate. La prima tesa a rappresentare il mondo contadino, la seconda la moglie bastonata dal marito e l’ultima a raffigurare la prepotenza del ricco ai danni del povero, il quale però usa l’astuzia per rifarsi.

Un fantoccio trainato dai cantastorie a suon di proverbi, modi di dire, scenette mimate, cercando di assemblare parola, musica e movimento. Dietro le maschere dei cantastorie Amelia Martelli, Anna Passanisi, Davide Sbrogiò e Giovanni Villari, seguiti dagli animatori di “Sulidarte“, con Elena La Ferla, insieme agli attori del “Tiatru do” suli“; ancora, i bambini del laboratorio teatrale realizzato presso il “Centro Shloq“; infine, insegnanti e alunni del 3° Istituto comprensivo “Todaro“. Ad ogni fermata gli attori principali hanno interpretato alcuni brani, riadattati per l’evento, tratti dallo scritto ottocentesco di Serafino Amabile Guastella sull’antico Carnevale di Modica e dall’opera sul Carnevale augustano di Elio Salerno.

Lungo il percorso di ritorno, un canto funebre e l’annuncio del processo, volutamente costruito in maniera grottesca con l’utilizzo del siciliano e del latino maccheronico, messo in scena alle ore 20 nella centrale piazza Duomo. Così si è giunti all’atteso momento del rogo del Re Carnevale, al cui fianco è stata rappresentata una sirena imbrigliata, creatura mitologica che si libera dalla rete e anche di tutto ciò che inquina il mare, per poi spargere i coriandoli, che ne rappresentano le ceneri e la definitiva purificazione.

Ciò che accade dopo il rogo, come hanno esplicitato gli organizzatori, è espressione “del desiderio di poter essere altro, di poter uscire dalla propria condizione, una sorta di risveglio e di rinascita anche come Città”.

Cecilia Casole


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