Festa dei morti ad Augusta, tradizioni e curiosità
AUGUSTA – Nel giorno della Commemorazione dei defunti, 2 novembre, proponiamo ai nostri lettori la riscoperta delle tradizioni locali con il paragrafo dedicato nella Breve storia di Augusta, a cura di Salvo Lentini, pubblicata negli anni scorsi su queste pagine.
Ad Augusta, come in tantissime altre città della Sicilia, più che dalla vecchia Befana, i regali più attesi dell’anno erano quelli fatti dai morti; un’usanza che, fino a poco tempo addietro, era di certo superiore persino a quella di trovare il classico regalo sotto l’albero di Natale.
Secondo un’antichissima tradizione, nella notte che precede il 2 del mese di Novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti, i morti portavano dei regali ai bambini delle proprie famiglie, ricevendone in cambio un perpetuo ricordo. Le richieste dei regali fatte ai “murticeddi” avvenivano con una letterina, in maniera simile di come avviene con Babbo Natale. Una lunga notte trascorsa quasi insonne per tutti i bambini, perché non riuscivano a prendere sonno per l’ansiosa attesa dell’arrivo di questi regali, desiderati da un intero anno.
Rimanere svegli durante quella notte per i bambini comportava anche dei rischi, perché i morti non gradivano di essere visti e si rischiava persino che non lasciassero nessun regalo; quindi i bambini, accuratamente avvertiti dagli interessati genitori, cercavano a tutti i costi di tenere gli occhi ben chiusi, per non rischiare di rimanere senza alcun regalo. Ma, come spesso succedeva in questi casi, c’erano quei bambini, magari più grandini, più curiosi ed anche meno creduloni degli altri, che facevano finta di dormire e ‘sbirciavano’ di nascosto, intravedendo delle sagome entrare in camera e posare dei regali, riconoscendo al buio i propri genitori, salutati soltanto poco prima per andare a letto!
Il regalo ricevuto dai bambini “u jornu de morti”, ogni anno quasi sempre uguale, era quello maggiormente gradito e magari più atteso del regalo di compleanno; perché questo era un regalo da far vedere agli altri bambini, per poterli confrontare e stabilire, instaurando una sorta di sfida, a chi di loro i ‘morti’ avevano portato quello più bello. Difatti, già dalle prime ore di quel giorno, tutti i bambini si ritrovavano nelle strade, nelle piazze, nei vicoli o alla “Villa”, ognuno a mostrare e a giocare con il regalo che gli avevano “purtatu i morti”: in ogni angolo della città vi era un piacevole e movimentato ambiente generato dalla loro grande animosità.
Questa tradizione, tramandata e portata avanti principalmente per i bambini, spesso offriva ai più grandi l’opportunità per fare dei regali più impegnativi, come quello di scambiarsi gli anelli di fidanzamento, a conferma della loro volontà di unirsi in matrimonio.
(Nella foto di copertina: ala est del cimitero comunale, ieri)