Cronaca

Melilli, operazione antimafia dei carabinieri, 12 arresti tra cui ex assessore regionale

MELILLI – Operazione antimafia denominata “Asmundo” nella zona nord della provincia di Siracusa, atta a colpire il clan “Nardo”. Su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Catania, i carabinieri del nucleo investigativo di Siracusa hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip etneo a carico di 12 persone, di cui 10 in carcere e 2 agli arresti domiciliari.

I reati ipotizzati vanno dalle estorsioni alla detenzione di armi e stupefacenti, all’introduzione in carcere di dispositivi telefonici, e viene contestato anche un episodio di presunto scambio elettorale politico-mafioso (vedi foto di copertina, fornita dai carabinieri, con trascrizione di stralcio di intercettazione telefonica).

Quest’ultima accusa riguarda l’ex assessore regionale ed ex sindaco di Melilli, Pippo Sorbello, posto ai domiciliari, perché, secondo gli investigatori, alle elezioni amministrative 2022 avrebbe “accettato la promessa di ottenere voti in cambio di denaro e dell’impegno ad adoperarsi per agevolare la scarcerazione del figlio di un affiliato“. Quelle elezioni videro la riconferma dell’attuale sindaco Peppe Carta con il 75 per cento dei consensi, pochi mesi dopo eletto anche deputato regionale nella lista Mpa.

Secondo l’indagine dei carabinieri del nucleo investigativo, iniziata nel dicembre 2021, i presunti associati sono “gravemente indiziati” a vario titolo di essere rispettivamente “organizzatori ed affiliati al clan “Nardo” che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, sono riusciti ad acquisire, in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di numerose attività economiche e imprenditoriali, prevalentemente nel settore agro-pastorale, nell’area nord della provincia siracusana“. 

In particolare, gli investigatori hanno ricostruito che i presunti associati al clan, “mediante minaccia e avvalendosi della forza di intimidazione, avrebbero costretto diversi imprenditori agricoli o esercenti commerciali a fornire somme di denaro o generi alimentari senza corrispettivo, pagare un servizio di “guardiania” per i propri terreni agricoli, sui quali sarebbero stati anche obbligati a tollerare il pascolo di capi di bestiame riconducibili agli associati, subire il cosiddetto “cavallo di ritorno” per la restituzione di escavatori ed altri mezzi oggetto di furto“. 

Dopo la recente operazione “Agorà” portata a termine dai carabinieri di Siracusa, si sarebbero “velocemente riorganizzati” e l’operatività del clan mafioso sarebbe “ripresa con il solito modus operandi, minacciando, anche dall’interno degli istituti di pena – utilizzando illecitamente telefonini – chi si fosse rivolto alle forze dell’ordine, per denunciare un’estorsione o una minaccia subita, occultando armi ad alto potenziale offensivo, smerciando stupefacenti del tipo cocaina e marijuana – addirittura gestendo una florida piantagione composta da ben 731 piante“. 

Infatti sono stati sequestrati armi e droga durante la fase investigativa, complessivamente due fucili, una pistola e circa 11 chili tra marijuana e cocaina.


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